Schermata 2015-10-23 alle 14.35.19E arrivò il giorno della marcia su Roma, a quattro zampe. Armata di bastoni sensoriali, cani guida e buone intenzioni una piccola delegazione delle associazioni di non vedenti partita da varie zone d’Italia è arrivata oggi al comando della Questura di Polizia del X Tuscolano, zona Cinecittà, dove martedì scorso una signora cieca non è stata ammessa all’ufficio denunce perché accompagnata dal suo cane guida. Giunta negli uffici di via Marco Valerio Corvo, la signora Ada Ammirata – non vedente dall’età di 15 anni – aveva incontrato difficoltà inattese: “Un dipendente mi ha fermato sostenendo che il cane non poteva salire al primo piano, dove c’è l’ufficio denunce”.

L’episodio, raccontato dal fattoquotidiano.it, ha tenuto banco per giorni anche a causa di un comunicato della Questura che lo ridimensionava a semplice “equivoco”. La toppa a mezzo stampa è sembrata peggio del buco a molti, comprese le associazioni che per prime hanno segnalato l’episodio, le stesse che oggi hanno incontrato i vertici del comando. La vicenda, del resto, rivelava la scarsa conoscenza delle leggi, dei diritti e dei doveri in materia di disabilità sensoriali. Dal 1974 l’accesso agli uffici pubblici delle persone non vedenti accompagnate dal cane guida è garantito per legge. Ma a distanza di 40 anni pochi la conoscono, anche tra le forze di Polizia.

Ed è su questa ignoranza che si è sollevato un polverone. Anche l’Unione Italiana Ciechi (Uici) nei giorni scorsi è intervenuta sul caso. Il presidente Mario Barbuto ha scritto una lettera aperta al capo della Polizia, Alessandro Pansa, chiedendo “per l’onore” del Corpo di Polizia “pubbliche scuse alla signora, offesa da un gesto riprovevole e odioso, nonché a tutta la categoria dei ciechi e degli ipovedenti, certamente scossa da un simile episodio di discriminazione”. Non sono mancate neppure le reazioni politiche, ad esempio quella del senatore Antonio De Poli (Udc) che ha parlato di “gesto di discriminazione incivile, inaccettabile, per il quale andrebbero individuate precise responsabilità”. Ma non è mai stata questa l’intenzione dei non vedenti, a partire dalla vittima dell’episodio che ha subito chiarito: “Non mi interessa affatto cercare il dipendente da punire, vorrei che l’impreparazione degli agenti fosse colmata in qualche modo, magari con un aggiornamento professionale e più informazione”, ha ripetuto la signora Ada.

Ebbene, proprio su questo oggi si è registrata la svolta che mette probabilmente fine alla polemica. La Questura alle 11 di stamane ha accolto la piccola delegazione capitanata da Laura Raffaeli, presidente della Onlus per disabili sensoriali Blindsight Project, e Ada Orsatti, presidente dell’Associazione italiana contro gli Abusi (Aila).  E con loro ha fatto entrare non uno ma tre cani guida. Il comando si è poi assunto la responsabilità dell’accaduto porgendo scuse formali. Non solo. Ha proposto all’associazione di organizzare corsi di formazione e informazione non solo ai comandi della Capitale, ma in tutta Italia. Una decisione colta con soddisfazione dalla presidente della onlus Raffaeli: “Hanno ammesso l’errore e si dicono mortificati, ma ora dobbiamo fare un passo avanti. Siamo rimasti d’accordo che, affinché non succedano più queste cose, partiremo subito, già nelle prossime settimane, con corsi di formazione gratuiti a tutte le questure d’Italia”.

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