Tre i nomi in cima ai sondaggi: sono Daniel Scioli, governatore della provincia di Buenos Aires, Mauricio Macri, sindaco della capitale, e Sergio Massa. In caso di ballottaggio, si torna alle urne il 22 novembre
Domenica 25 ottobre l’Argentina è chiamata alle urne per eleggere il successore della sua presidenta Cristina Fernandez de Kirchner. Si chiude così, almeno per ora, l’era Kirchner, iniziata prima con il marito Nestor e poi da lei continuata. Ben 12 anni in cui il Paese sudamericano ha visto la sua economia prima crescere e poi di nuovo in affanno, sotto la scure di un’inflazione sempre più galoppante, investimenti esteri al lumicino e riserve molto ridotte. Sei i canditati su cui gli argentini sono chiamati a dare le loro preferenze, quasi tutti nel segno del peronismo, come fautori o oppositori del movimento creato da Juan Domingo Peron nel 1947 e da allora diventato uno dei simboli della politica argentina, anche se nessuno riesce a darne una definizione chiara e capire se sia di destra o di sinistra. Per molti è simbolo di trasformismo, populismo e corruzione, per altri un sistema di welfare in salsa sudamericana.
Tre i candidati in cima ai sondaggi, tutti di origine italiana: Daniel Scioli, governatore della provincia di Buenos Aires e rappresentante del Fronte per la vittoria della presidente, Mauricio Macri, sindaco di centro-destra di Buenos Aires, e Sergio Massa, peronista dissidente leader del Fronte rinnovatore. Gli altri tre sono la progressista Margarita Stolbizer, Nicolas del Cano del Fronte di sinistra e il peronista Adolfo Rodriguez Saà.
Il grande favorito è Scioli, anche se non è detto che riesca a imporsi al primo turno. In base alla legge elettorale argentina infatti si va al ballottaggio se nessun candidato riesce ad avere il 40 per cento dei voti con uno scarto superiore al 10 per cento rispetto al secondo, oppure se nessuno raggiunge almeno il 45 per cento. In caso di ballottaggio, si tornerebbe alle urne il 22 novembre.
Cinquantotto anni, di origini molisane ed ex campione di motonautica, Scioli potrebbe evitare un ballottaggio pieno di rischi visto che, secondo i sondaggi, ha poco più dei dieci punti necessari per battere al primo turno il suo principale avversario, Macri, dato al 30 per cento. Tuttavia, sull’esito finale delle presidenziali molto dipenderà dal risultato di Massa, il terzo ‘big’ della contesa elettorale, accreditato al 21-22 per cento. Intanto Scioli, che ha dichiarato di voler rimanere nel solco del peronismo kirchneriano ma “a modo suo”, si sente talmente sicuro di vincere che ha già presentato il suo gabinetto di governo. Ha chiuso la campagna elettorale facendo grandi promesse, come quella di non far pagare l’equivalente della nostra irpef a chi guadagna meno di 30mila pesos e di mettere al centro della sua politica “gli umili, i lavoratori e la classe media”.
Mauricio Macri, detto Mauri, è invece il candidato del centrodestra anti-peronista ed emblema dei quartieri ‘chic’ di Buenos Aires. Figlio di Franco, nato a Roma e originario della Calabria, emigrato negli anni ’50 nella capitale, dove divenne un ricco imprenditore, ha promesso la creazione di due milioni di posti di lavoro in base alle economie regionali. Sergio Massa, padre di Caltanissetta, madre di Trieste, è invece alla guida del ‘peronismo dissidente’, così detto per la sua avversione a Cristina dopo essere stato suo capo di gabinetto per undici mesi. Tuttavia, in caso di secondo turno, non appare scontata l’alleanza di interesse Massa-Macri e non è da escludere un avvicinamento Scioli-Massa.
Certo è che, se le previsioni della vigilia saranno confermate, la Casa Rosada si tingerà delle sfumature del nostro Tricolore rendendo l’Argentina ancora più italiana di quanto già non sia, con la metà dei suoi abitanti che ha origini italiche. Nel frattempo è probabile che la famiglia Kirchner continui a esercitare la sua influenza sul Paese: a questa tornata elettorale il figlio della presidente, Maximo, si presenta infatti come candidato al Parlamento e sua cognata Alicia Kirchner è in lizza per la poltrona di governatore della provincia di Santa Cruz. Cristina Fernandez dal canto suo lascia la Casa Rosada con un forte sostegno soprattutto tra i ceti meno abbienti e nelle ‘villas miserias‘, ma ha tutta l’aria di voler preparare il suo ritorno per il 2019.