Prima ha battuto in lungo e in largo i piccoli centri dello Stivale, per ristabilire quel contatto con la gente a cui tiene tantissimo, ora è sbarcato nelle grandi città. Il risultato è sempre lo stesso: Fiorello showman strapiace
“Social-addicted”, “selfie-maniac”, quasi un milione di follower su Twitter, un rapporto verace e diretto con i suoi “estimatori” (“Non mi piace chiamarli fan”), eppure Fiorello in questa fase è riservatissimo. Nessuna intervista in agenda, vuole restare lontano dalla tv. Smentita persino la sua presunta comparsata a Sanremo al fianco di Carlo Conti. Ansia da prestazione? Chissà. Ma, in fondo, perché dovrebbe? L’”Edicola Fiore” ha buttato giù dal letto migliaia di persone, e ospiti illustri, alle 6 di mattina: un successo straordinario. A teatro, il suo nuovo show “L’Ora del Rosario” è sold-out praticamente ovunque. Prima ha battuto in lungo e in largo i piccoli centri dello Stivale, per ristabilire quel contatto con la gente a cui tiene tantissimo, ora è sbarcato nelle grandi città. Il risultato è sempre lo stesso: Fiorello showman strapiace.
“Chiediamo alla stampa la cortesia di non riportare le battute perché lui ci tiene che non vengano bruciate per chi non ha ancora visto lo spettacolo”. Nel pezzo me ne sono scappate solo un paio, giuro. Lo show si apre con un Fiorello sacerdote che irrompe dalla platea e ci bacchetta per i nostri piccoli vizietti quotidiani. Poi la trasformazione: arriva l’animale da palcoscenico, il crooner, il comico, l’imitatore. Passa dalle battute sulla moda vegana all’imitazione di Vespa, con tanto di plastico (immaginario) sempre pronto, dall’uomo qualunque che è sempre giovane (con tre g) allo showman d’assalto e ancora al trionfo della sicilianità nel mondo (posso solo dire che c’entra “Voyager” di Roberto Giacobbo). Oltre due ore ininterrotte di gag, monologhi, canzoni e sorprese per il pubblico, che diventa parte stessa dello spettacolo. Sul palco con lui, a sprazzi, il maestro e tastierista Enrico Cremonesi con la sua band. Apparizione anche dei Gemelli di Guidonia. Un canovaccio c’è, ma c’è anche improvvisazione: uno show che ha sempre qualcosa di diverso. Tanta ironia. Tanta autoironia.
Perché andare a vedere “L’Ora del Rosario”? Abbiamo provato a riassumerlo così…
1. Per imparare a farsi fare la foto perfetta come un grande showman
Essere una star paga, sì, ma costa pure, soprattutto dopo i 50. Fiore fa volteggiare senza sosta la sua folta e spettinata chioma brizzolata e si prepara allo scatto da copertina. Una fatica immane. Per la resa perfetta serve rigore: sguardo fisso da fotoromanzo, posa plastica da uomo che non deve chiedere mai, pancia piatta che la t-shirt nera rigorosamente Armani aiuta a scolpire. Ma soprattutto, pelle del viso stirata a puntino. E come si fa? Semplice: “Dovete puntare pollice e indice sugli zigomi, spingere le guance verso l’esterno, storcere leggermente il labbro e poi rilasciare”. Lo scatto però deve partire subito, altrimenti ciao, la foto perfetta ve la siete giocata.
2. Per ascoltare (e vedere) “Albachiara” cantata da Orietta Berti e Morandi rivisitato da Tiziano Ferro
Uno dei momenti più esilaranti dello show. Fiorello si trasforma prima nell”usignolo di Cavriago’ che canta, a modo suo, il mitico pezzo di Vasco: ne viene fuori un irresistibile mash-up melodico che gioca sulle tonalità spassose e disimpegnate di “Fin che la barca va”. Poi Fiore diventa Tiziano Ferro che reinterpreta il ‘Gianni nazionale’: è tutto un verso, tutto un “uhhh, “ahhh”, “ehhh”. Movenze comprese. Il pubblico si piega dalle risate.
3. Per imparare a “vaschizzarsi”
Vasco è il più imitato di sempre dai comici nostrani, assieme a Mike Bongiorno, Adriano Celentano e Bruno Vespa, e infatti nello show c’è posto per tutti. Ma Fiorello ci insegna a “vaschizzarci”: gambe molli stile cavallo basso, sorrisetto, inconfondibile accento emiliano, frasi biascicate semi-incomprensibili che terminano sempre con “hai capito?”.
4. Per ridere della nostra dipendenza da smartphone e da caffè
“E basta con questi selfie, mettete via gli smartphone”, intima don Fiore ai suoi fedeli. Ma lui, il re dei social, assennato consumatore di memoria interna, in realtà è uno di noi. Senza, non vive più. Il wi-fi è l’aria che respiriamo. In sala al Colosseo di Torino c’è il sindaco Piero Fassino, la stoccata non manca: “Lei sindaco si nutre solo di wi-fi, vero? Si accende e si ricarica”. E che dire del caffè? Una volta regnava indiscussa la moka: ci volevano tre giorni solo per aprirla, chissà poi dove avevamo messo la scatola del caffè… e quando finalmente eravamo pronti per versare la miscela tanto desiderata, il dubbio amletico: “L’ho messa l’acqua?”. Oggi invece è tutto e subito: c’è la macchinetta della Nespresso, sempre lì, pronta, beffarda incantatrice che ci ammalia e ci fa buttare giù 6 capsule in 30 secondi. Livanto, Volluto, Linizio. “What else?”. “Ecco spiegato perché in giro c’è troppo nervosismo”, sentenzia Fiorello.
5. Per gustarci i duetti virtuali con Mina e Tony Renis
Fiore versione crooner ci regala due magici incontri musicali. In sala partono le note di “Baby it’s cold outside”, il duetto (vero) che ha inciso con Mina a Lugano, mentre in video vediamo lei, bellissima, in un lontanissimo filmato Rai in bianco e nero. Poco dopo dagli schermi, direttamente da Las Vegas, irrompe anche Tony Renis con il suo “Quando quando quando”. Nostalgia. Magia. Bravo Fiore.