Un solo viaggio costato quasi 10 volte di più rispetto alla trasferta per l’ultimo vertice G20 in Australia. Il premier britannico David Cameron è sommerso dalle critiche perché ha speso più di 100mila sterline per presenziare a gennaio ai funerali di re Abdullah in Arabia Saudita. Le accuse nei suoi confronti vanno dallo spreco di denaro pubblico al servilismo verso un Paese che non rispetta i diritti umani.
La denuncia arriva dal quotidiano Guardian sulla base della nota spese diffusa da Downing Street dove sono elencati i costi di tutti i viaggi oltreoceano del premier tra luglio 2014 e marzo 2015. Il 24 gennaio Cameron e altre quattro persone sono volate a Riad “per portare le condoglianze in seguito alla morte del re Abdullah bin Abdulaziz”: costo totale dell’operazione 101.792 sterline. La somma spesa per il viaggio in Australia dello scorso novembre per il G20, quando Cameron era partito con altre cinque persone, è stata di 13.290 sterline. Un portavoce del primo ministro si è rifiutato di fornire spiegazioni sul perché questa trasferta sia costata così tanto: “Il volo era per un gruppo di persone che comprendeva il premier, dei funzionari di Downing Street e degli agenti di sicurezza”.
Ma non è solo la questione economica a far piovere le critiche. Le relazioni tra il Regno Unito e l’Arabia Saudita sono costantemente monitorate a causa delle numerose violazioni dei diritti umani nel Paese arabo: un 74enne inglese, Karl Andree, è stato condannato a un anno di reclusione e 350 frustate perché aveva del vino in casa e due ragazzi, Ali Mohammed al-Nimr e Dawoud al-Marhoon, rischiano la decapitazione e la crocifissione per aver partecipato a delle proteste antigovernative nel 2012. “Il governo sta chiaramente cercando di preservare la sua stretta relazione con l’Arabia Saudita – ha detto Maya Fosa, capo del team Reprieve contro la pena di morte – Ma è cruciale che i sauditi siano messi sotto pressione dai loro alleati più stretti perché cambi la situazione dei diritti civili”. “Ci prostriamo ai sauditi perché hanno il petrolio“, ha dichiarato John Sauven, direttore esecutivo di Greenpeace.