Lo fanno per salvarci. Passano il Mar Egeo e il Canale di Sicilia. Navigano con ogni galleggiante possibile. Assaltano i muri di griglie e cambiano i percorsi a seconda degli opponenti al viaggio. Resistono e sono consapevoli della loro missione. Per questo danno la vita a migliaia. Il deserto ormai li conosce e talvolta li custodisce per ricordo. Si ricordano di quando era l’occidente a cercarli, perderli e poi salvarli. Lo fanno per rimediare alla schivitù e agli imperi che solo si travestono da benefattori dell’umanità. Scompigliano, per aiutarci, le frontiere e le carte disegnate a tavolino qualche decina d’anni fa. Sono consapevoli che per salvare il nostro mondo ci vorranno anni e forse decenni di tentativi. I migranti sono pazienti e sanno che la storia gira per questa volta dalla loro parte. E’ solo per salvarci che arrivano anche di notte.
Lo fanno per dare allegria. Questi bambini che nascono e poi rinascono nelle statistiche dominanti. Loro non li temono e sanno che ci salveranno dall’inedia. Li portano dietro le spalle per sentirne il peso e la prossimità. Qualcuno diventa soldato per sbaglio di indirizzo. Altri scavano oro e diamanti preziosi come i metalli per i cellulari. C’è chi lavora nelle piantagioni e chi mendica sulle strade della capitale. I bambini nascono dove c’è posto e si raccomandano al destino che ha preso la cittadinanza in Africa. Vivono quanto basta e giocano con un nulla. Fanno poche domande perché sanno già le risposte. Nascono come fosse una sorpresa mai immaginata. Diventano grandi in fretta perché non hanno altro da fare. Mangiano quando capita e non lasciano che l’occasione passi invano. Sono loro che salveranno il futuro del mondo.
I loro presidenti salvano la democrazia. Rimangono al potere per sempre con la scusa degli antenati. Mettono alla prova le democrazie più famose delle loro. Almeno sono onesti e si arricchiscono senza vergogna. Fanno capire fin dove può arrivare la politica. Sono gli stessi dittatori di altrove con metodi analoghi a quelli dell’occidente. Altrettanto sofisticati come le repubbliche bananiere a cui intendono riferirsi. Muoiono a decine come una già una volta hanno fatto, per la libertà. Presi ostaggio dalle geopolitiche sopravvivono agli accordi bilaterali coi cinesi e gli americani. Fanno rivoluzioni senza darlo a vedere e sfidano l’economia globale coi mercati lungo le strade. Più che di vendere si tratta di negoziare senza perdere o guadagnare. I militari non sono lontani e profittano di ogni occasione. La democrazia si è rifugiata in Africa.
Le donne d’Africa salveranno il mondo. Hanno imparato fin dall’inizio la differenza e ancora ci tengono. Sanno come arrivano i figlie e camminano con eleganza la storia emancipata degli uomini. Governano senza potere e delle politiche degli uomini sono l’ispirazione notturna. Si distinguono dagli uomini fin dalla nascita con gli orecchini d’oro e le trecce ricamate con fili da cucire. Portano l’acqua, la legna, i figli, cucinano, inventano la resistenza, raccontano i sogni del mattino e hanno sempre l’ultima parola. Si svestono senza darlo a vedere e anticipano la moda dell’anno prima. Si portano sulle spalle il peso dei giorni e degli uomini assecondano le debolezze. Si lasciano andare senza calcolarne le conseguenze. Hanno preso in ostaggio la vita e la liberano alla prima occasione. Le donne d’Africa ci salveranno senza nulla chiedere in cambio.
L’Africa salverà il mondo umanitario. Signori della guerra, carestie, esodi, cambi climatici, demografie inaffidabili, divinità confiscate e molto altro. Progetti di sviluppo e piani di aggiustamento strutturale. Le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie che prosperano. Ong occidentali e altre di ispirazione islamica vanno insieme per salvare chi era perduto. Le malattie con l’Ebola e le vaccinazioni improbabili per la malaria. Medici e insegnanti e reporters, tutti senza frontiere. L’Africa salva l’umanitario e dà del lavoro a tutti i benefattori del mondo. C’è chi vuole portare la luce, dio, la scuola, la civiltà, il commercio, la guerra e poi la pace negoziata. C’è posto per tutti e a ognuno la sua Africa da mostrare in giro come un trofeo. Ci sono gli afro- pessimisti e chi la racconta come una favola che c’era una volta. L’Africa salverà il mondo, un giorno.