Tavole di soli tre colori base sono la caratteristica grafica del nuovo antieroe nato dalla penna di Claudio Chiaverotti. Esordisce in questi giorni un misterioso personaggio a caccia di serial killer. Tanti riferimenti cinematografici, il fascino della carta resta ancora forte. E un po’ anche l’ombra di Dylan Dog
New Heliopolis è la metropoli di un mondo anni Cinquanta alternativo al nostro. La spia Dietrich ha ucciso Hitler nel ’37 e Einstein è uno scrittore di romanzi fantascientifici un po’ pazzoide. Sugli schermi giganti un continuo show condotto da una sexy presentatrice propina schede di nuovi e vecchi serial killer a orde di cacciatori di teste perché li catturino o chissà cosa. E dire che ci avevamo messo così tanto a illuderci che questi ultimi fossero diventati skillatissimi manager aziendali in cerca di nuovi talenti multitask, invece qui si torna al truculento. Non al cannibalismo, per intenderci, ma a villain decisamente sanguinari, per gusti spiccatamente pulp. Ogni episodio ne vedrà uno, come nelle più canoniche serialità.
Morgan Lost altri non è che un cacciatore con un insolito difetto visivo, almeno per un eroe dei fumetti. Il suo daltonismo ha condotto l’autore Claudio Chiaverotti a immaginare la storia in tre colori: bianco, nero e rosso, passando per numerose scale di grigio che rendono le tavole dei totali metropolitani plumbee e minacciose e tutte le altre più profonde e thrilleriche del bianco e nero. “Mi piaceva creare questa tridimensionalità delle storie: noi vedremo le storie di Morgan Lost attraverso i suoi occhi”. Ha raccontato l’autore. “Non vedremo il verde o il blu, ma solo il rosso: gli altri colori saranno suggeriti dai tratti grigi in quella metropoli con i Gargoyle in stile antico Egitto, dov’è quasi sempre notte e neve, come in un film noir”.
Noir e qualche pennellata di colore su bianco e nero sono una formula grafica già utilizzata nei Sin City di Miller, ma qui si gioca moltissimo con le sfumature sulle chine regalando atmosfere da metropoli infernale declinate in rosso. La cadenza di questi albi da 90 pagine sarà mensile, e solo per l’inizio serie il primo episodio ha una doppia durata. “La prima storia di Morgan Lost sarà in due albi. Per me Morgan Lost è un film, tanto che alla fine del primo albo invece del consueto continua e finisce nel prossimo numero ho chiesto di scrivere fine primo tempo, come succedeva nei cinema di seconda visione fino a pochi anni fa”.
Dalla lettura emerge un vero e proprio freak-show metropolitano: da professionisti esodati sprofondati nell’assassinio seriale a colpi di mazza da baseball a collezionisti d’arte bizarre come un Urlo di Munch, ma interpretato da quel simpaticone di Max Schreck o una Guernica popolata di maschere da Venerdì 13, passando per il cinema di fiducia di Morgan, dove coltiva la sua passione grazie al suo amico esercente. “Morgan condivide la mia passione per il cinema, al punto che uno dei comprimari della storia ha una sala cinematografica e proietta per lui film introvabili (quelli che a volte cerco io: bulgari o slovacchi, film di fantascienza muti e con sottotitoli in lingue sconosciute). È una tale soddisfazione vedere qualcosa per pochi!”. Detrattori potrebbero pensarne: quindi un po’ di tutto e un po’ di niente. O forse no.
I riferimenti dichiarati di Chiavarotti vanno dai film di Tarantino a Suspiria, passando per Il silenzio degli innocenti e Breaking Bad. Nel passato dell’autore ci sono testi per Sturmtruppen, Brandon, Martin Mystère e soprattutto cinquanta albi classici di Dylan Dog, per anni la punta di diamante di Sergio Bonelli Editore. Evitare di confrontarli sarà impossibile, anche se il mescolamento dei tanti elementi ne prende dovute distanze e la curiosità per il seguito rimane ben alimentata con dettagli (più da serie tv che da cinema) disseminati tra le sue pagine.