Per un passaggio di proprietà, ora si stampano cinque fogli invece di uno. L'associazione delle pratiche auto contesta la "rivoluzione digitale" che avrebbe dovuto fare risparmiare 30 milioni di fogli l'anno
“Ci guadagna solo l’Aci“. L’Unasca, l’associazione delle autoscuole e degli studi di consulenza automobilistica, non usa mezzi termini quando parla del nuovo certificato di proprietà digitale, presentato due settimane fa dall’Aci come una soluzione per salvare carta e denaro. “L’Aci ha annunciato il risparmio, oltre che di tonnellate di inchiostro, di circa 30 milioni di fogli, tuttavia la realtà è che da 14 giorni a questa parte fare un passaggio di proprietà è diventato molto più complesso di prima”, ha detto Ottolino Pignoloni, segretario nazionale Unasca Studi al convegno di Federmotorizzazione di venerdì presso Confcommercio.
L’associazione delle agenzie pratiche auto denuncia che per il passaggio di proprietà di un’auto si produce più carta di prima: un tempo bastava il certificato di proprietà, ora si stampano un foglio per la delega (necessaria per stampare il cdp), due per il certificato stesso, uno per l’allegato A che contiene le informazioni aggiuntive all’atto di compravendita e infine la fotocopia del documento del delegante. “Cinque fogli da stampare invece di uno, tempi più lunghi di lavoro per gli operatori e di attesa per gli utenti. E se a tutto aggiungiamo che gli automobilisti continuano a pagare 27 euro per un documento che prima gli veniva consegnato e ora non più, senza risparmiare nulla, viene da domandarsi: dove sta questa rivoluzione digitale e soprattutto chi sta risparmiando con il cdp digitale? Solo l’Aci i cui bilanci non sono certo statali ma la cui unica funzione pubblica è proprio la gestione del Pra”. L’Automobil Club Italiano, presentando il nuovo documento digitale, aveva detto che la materializzazione del documento avrebbe eliminato il problema dello smarrimento e dunque della richiesta dei duplicati (erano circa 300.000 l’anno), che finora fruttava al Pra 4,5 milioni di euro.
L’Unasca chiede ancora una volta che venga realizzato quanto previsto dalla riforma della pubblica amministrazione, cioè l’accorpamento del Pubblico registro automobilistico gestito dall’Aci e dell’archivio veicoli della Motorizzazione Civile.”Noi auspichiamo che l’automobilista italiano possa finalmente avere gli stessi diritti dei cittadini comunitari nel pagare un solo documento di circolazione come prevede la riforma Madia affinché si riducano i costi connessi alla gestione dei dati di proprietà e circolazione dei veicoli”, dice Pignoloni. “Si sta parlando di oltre 300 milioni di euro di risparmio per gli automobilisti e di circa 150 milioni di risparmio strutturale per la spesa pubblica. L’accorpamento dei due sistemi e l’efficientamento della macchina pubblica, 1,5 miliardi in 10 anni”.