Pochi e timidi passi avanti sul fronte della raccolta differenziata e delle energie rinnovabili, male invece il trasporto pubblico. Soprattutto al Sud, dove è stasi sulle politiche per l’ambiente. Conclusione: i comuni faticano a rinnovarsi in chiave sostenibile. Con qualche eccezione. Come Verbania, Trento e Belluno, le città con le performance ambientali migliori. Questa la fotografia dei capoluoghi italiani scattata da Ecosistema Urbano, la ricerca sulla vivibilità ambientale condotta da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerche Ambiente Italia e il Sole 24 Ore.
IL DIVARIO TRA NORD E SUD – Il dossier è stato elaborato prendendo in esame i dati dei 104 capoluoghi di provincia del Paese rispetto a qualità dell’aria, gestione delle acque e dei rifiuti, energia, mobilità e trasporto pubblico. Sono 18 gli indicatori selezionati. Il primo elemento che viene alla luce è un divario netto tra Nord e Sud. Non a caso, dopo le prime tre città che salgono sul podio, ci sono Bolzano (unica con solo il 30% di spostamenti urbani effettuati con mezzi privati a motore) e Macerata che arriva quinta grazie anche ai buoni risultati in tutti gli indici legati all’inquinamento atmosferico. Verbania totalizza quasi l’83% dei punti assegnabili (sui 100 relativi a una ipotetica città ideale) nella XXII edizione dello studio. Le ultime cinque città, invece, sono tutte meridionali (4 siciliane): Vibo Valentia e Catania, Palermo, Agrigento e Messina, in assoluto maglia nera. In generale sono più sostenibili le città piccole, quelle sotto gli 80mila abitanti. Ottime, infatti, anche le posizioni di Oristano (6), Sondrio (7) e Mantova (9). Tra i centri di medie dimensioni (tra gli 80mila e i 200mila abitanti) ci sono le solite Trento e Bolzano, al secondo e al quarto posto. Tra le grandi, invece, l’unica virtuosa è Venezia (8), che riesce a raggiungere l’ottavo posto. Firenze è alla posizione 43. Seguono Bologna (50), Milano (51), Bari (66), Roma (83), Torino (84), Napoli (90) e Catanzaro (98).
RIFIUTI: PORDENONE LEADER NELLA DIFFERENZIATA – Il valore medio della raccolta differenziata è al 43,90%. Era al 41,15% nella passata edizione e al 39,26% due anni fa. Pordenone è l’unico capoluogo a superare l’80% di rifiuti raccolti e differenziati (85,4%), seguito da Trento (79,3%), Belluno (78,8%), Mantova (76,7%), tutti oltre il 75%. Risultati positivi, al Sud, vengono raggiunti da Benevento e Salerno entrambe oltre il 65% e Oristano e Teramo che superano il 60%. La produzione pro capite di rifiuti urbani, sempre secondo la ricerca, nel 2014 interrompe la progressiva diminuzione registrata negli ultimi anni di crisi economica e si attesta sui valori del 2013, con una media di 540 chilogrammi pro capite a fronte dei 561 del 2012.
LIEVI MIGLIORAMENTI PER LO SMOG, MA E’ MERITO DEL METEO – Nel 2014, anche grazie a condizioni meteorologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti, scendono a 27 (6 in meno rispetto all’anno precedente) le città in cui almeno una centralina ha rilevato concentrazioni medie annue di biossido di azoto (No2) superiori al limite di legge, mentre sono 4 i comuni che non rispettano il limite della concentrazione media annua di Pm10. La situazione rimane più critica, anche se in miglioramento, per quanto riguarda i superamenti giornalieri di polveri sottili. Maglia nera a Frosinone (110 superamenti), Torino (94) e Alessandria (86). Il miglioramento più evidente è quello dell’ozono (O3), con 28 capoluoghi che superano i limiti consentiti. Sono ancora sei, però, le città che, almeno in una centralina, fanno registrare superamenti della soglia di guardia per la salute. I dati peggiori sono quelli di Genova (87 giorni all’anno di superamento del limite giornaliero) e di Rimini (64 giorni).
LA MOBILITÀ È IL TALLONE DI ACHILLE – Troppe auto nelle città e un sistema di trasporto pubblico in difficoltà. I capoluoghi di provincia non fanno segnare novità interessanti per quanto riguarda il numero di auto e moto circolanti: nell’80% dei casi i dati sono simili a quelli della passata edizione. Il paragone con alcune grandi capitali europee è impietoso: Londra, Parigi e Berlino, ad esempio, registrano valori di circa 32 auto ogni 100 abitanti, mentre il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani si conferma a livelli praticamente doppi, con 64,9 auto ogni 100 abitanti (erano 64,8 lo scorso anno). Nel frattempo, le politiche di mobilità mostrano un trasporto pubblico in grande affanno, con il 68% dei comuni che vede diminuire il numero di passeggeri, mentre nulla o poco si muove sul fronte della rete di piste ciclabili e isole pedonali. Soltanto a Bolzano le politiche di mobilità sono riuscite a limitare gli spostamenti motorizzati dei privati al di sotto di un terzo di quelli complessivi, mentre in 46 città questa percentuale supera ancora il 50%. Il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani continua a crescere, anche se di poco.
ENERGIE RINNOVABILI E RETE IDRICA – Dati lievemente incoraggianti ma ancora molto lontani da livelli ottimali arrivano dal solare termico e dal fotovoltaico: salgono a diciassette (erano sedici lo scorso anno) i capoluoghi che possono contare su dieci o più kiloWatt provenienti da impianti installati su edifici comunali ogni mille abitanti. Salerno è la migliore, seguita da Padova, Massa e Pesaro. Salgono dai sette della passata edizione ai nove di quest’anno i capoluoghi nei quali le perdite della rete idrica sono pari o inferiori al 15% dell’acqua immessa (Ascoli Piceno, Foggia, Macerata, Milano, Monza, Piacenza, Pordenone, Udine e Trento). Dodici le città nelle quali le perdite sono superiori al 50% (Bari, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cosenza, Frosinone, Grosseto, Latina, Matera, Palermo, Rieti, Salerno). Erano sedici lo scorso anno.
LE CONCLUSIONI E L’APPELLO DI LEGAMBIENTE – Secondo i dati raccolti, da una parte si registrano lievi miglioramenti sul fronte della raccolta differenziata, delle energie rinnovabili e dell’inquinamento atmosferico, dall’altra parte “manca il coraggio e la voglia di puntare sulla mobilità nuova – si legge nel dossier – per uscire dalla morsa di traffico e smog e sugli eco-quartieri per rigenerare le periferie e rilanciare il patrimonio edilizio”. Una ricetta c’è. “Per sperare che le nostre città migliorino – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – bisogna fare una scelta strategica. Con i ministeri interessati coordinati da una cabina di regia si deve puntare all’innovazione urbana e al miglioramento della vita in città. Questa è la grande, vera opera pubblica”. Una sfida che necessita di “cambiamenti istituzionali e organizzativi” e passa attraverso “nuove filiere industriali, messa in sicurezza dalle catastrofi naturali, rilancio della vita sociale nei quartieri e arresto del consumo di suolo”. “Questa sarebbe un’ottima carta – ha concluso il presidente di Legambiente con cui l’Italia si potrebbe presentare a Parigi, nella prossima COP 21 a dicembre”.