LE ENTRATE: SOTTO AL DEFICIT SOLO TAGLI DI SPESA (DIMEZZATI) E RIENTRO DEI CAPITALI
La copertura della finanziaria, in ogni caso, è appesa alle decisioni di Bruxelles, a cui il governo ha chiesto via libera per far salire il deficit di 17,7 miliardi. Il resto a confronto sono briciole: attraverso la spending review Palazzo Chigi e il Tesoro puntano a risparmiare 7,9 miliardi. Da prelievi e concessioni sui giochi pubblici è previsto poi 1 miliardo di introiti e altri 2 miliardi dovrebbero arrivare nelle casse dello Stato sotto forma di proventi della voluntary disclosure, la procedura per il rientro dei capitali nascosti all’estero a cui si può aderire fino al 30 ottobre. Se però l’obiettivo non sarà centrato, scatterà l’ennesima clausola di salvaguardia: il gettito mancante sarà recuperato alzando a partire dall’1 maggio 2016 le accise su alcol, tabacchi e prodotti energetici.

Poco più di 3 miliardi i tagli ai ministeri nel 2016. Economia e Università i più colpiti – I tagli imposti ai ministeri ammontano per il 2016 a 3,1 miliardi. Ulteriori riduzioni di spesa sono previste nel 2017 per 2,5 miliardi e nel 2018 per 1,7 miliardi. Sul triennio quindi le amministrazioni centrali dovranno contenere la spesa per un totale di 7,3 miliardi. I sacrifici maggiori sono chiesti al ministero dell’Economia e delle finanze che, in tre anni, dovrà risparmiare oltre 5 miliardi di cui 2,43 miliardi nel 2016, 1,79 miliardi nel 2017 e altri 924, 89 milioni nel 2018. Nell’ambito delle revisioni di spesa finiscono colpiti i sindacati con un taglio di 100 milioni ai Caf e altri 48 ai patronati. Subirà una decurtazione importante anche il fondo per la riduzione della pressione fiscale (1,6 miliardi nel triennio di cui 809 milioni nel 2016).

Dopo l’Economia, il dicastero più penalizzato è Università e ricerca scientifica che subisce una decurtazione della spesa da 830 milioni spalmata su tre anni con i primi 324 milioni di economie previste per il prossimo anno. I tagli sono più contenuti per Interni (164 milioni di cui 37 milioni per il prossimo anno), Farnesina (37 milioni nel 2016) che dovrà ridimensionare la spesa di 27 milioni l’anno per i due esercizi successivi e Giustizia (118 milioni nel triennio di cui 36 milioni per il 2016). Il disegno propone un taglio delle indennità da corrispondere ai giudici di pace, onorari aggregati, onorari di tribunale e ai vice-procuratori onorari (6,6 milioni nel 2016 e 7,5 milioni a partire dal 2017).

E’ previsto anche un taglio al Fondo per il recupero di efficienza della giustizia (4 milioni sono nel 2016). Per il Lavoro arriva una sforbiciata da 36 milioni per il 2016 e da 41 milioni per il biennio successivo. Infine, la legge di Stabilità prevede inoltre 482 milioni di tagli per il ministero delle Infrastrutture che nel 2016 dovrà contenere i costi per 126 milioni, mentre al ministero della Difesa la spesa dovrà scendere di 253 milioni di cui 219 già il prossimo anno. Infine per il 2016 dovranno spendere di meno anche le Politiche agricole (81 milioni di cui 48 nel 2016), i Beni culturali (8 milioni concentrati sull’anno prossimo) e la Salute (93 milioni nel triennio di cui 33 nel 2016).

Ai sacrifici dell’amministrazione centrale contribuiscono anche “ulteriori riduzioni” che interesseranno il Formez (930mila euro l’anno su tre anni) e la Scuola Nazionale Pubblica amministrazione (1,4 milioni l’anno sul triennio). E’ previsto inoltre un efficientamento della spesa di beni e servizi che dovrebbe comportare risparmi per soli 163 milioni l’anno. Infine sono ridotti anche gli stanziamenti a favore della Presidenza del consiglio per un totale di 62 milioni in tre anni. Di questa cifra 23 milioni dovranno essere risparmiati già nel 2016.

L’articolo sulla riduzione delle spese dei ministeri e delle società pubbliche dispone tra l’altro un taglio dei fondi a disposizione dei partiti. In seguito all’approvazione del ddl Boccadutri, che sblocca i rimborsi elettorali anche per le formazioni politiche i cui bilanci non sono stati approvati dalla Commissione di garanzia, controllo e trasparenza, il governo ha deciso infatti di ridurre il plafond del 2 per mille, cioè la quota di Irpef che i cittadini possono decidere di destinare al partito di riferimento. Le risorse disponibili scendono da 27,7 a 17,7 milioni per il 2016 e da 45,1 a 25,1 per il 2017.

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