LE USCITE: OLTRE META’ DELLO SFORZO PER EVITARE AUMENTO DI IVA E CARBURANTE
La voce più chiacchierata, che più che un’uscita è una mancata entrata, è l’abolizione della Tasi sulla prima casa, terreni agricoli e macchinari imbullonati, cioè quelli molto grandi che devono essere fissati al suolo. Ed è anche l’unica voce con il segno meno che sarà coperta con i risparmi della spending review. Più di metà delle uscite della manovra da oltre 30 miliardi di euro sono invece garantite con l’aumento del deficit pubblico. E si tratta del vero piatto forte della finanziaria: 16,8 miliardi che vengono impegnati solo per non far salire l’Iva e le accise come prevedevano le clausole di salvaguardia ereditate dal passato. Aggravi mancati, dunque, e non riduzioni di tasse. Sul fronte del lavoro, le aziende che assumono continueranno a godere di sgravi sui contributi, ma il vantaggio sarà ridotto del 60% rispetto a quello in vigore quest’anno. Per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici vengono stanziati solo 300 milioni, tra le proteste dei sindacati. Arrivano in compenso 600 milioni per la lotta alla povertà e 90 per i disabili gravi senza sostegno familiare. Ma restano a bocca asciutta i pensionati. Scenderà poi, ma solo dal 2017, l’imposta sul reddito delle società, che incassano anche la possibilità di detrarre dalle tasse il 140% del valore degli investimenti
Clausole di salvaguardia scongiurate. Anzi no – Grazie anche ai 2 miliardi di incassi previsti (e in parte già conseguiti) con la voluntary disclosure, ossia l’operazione di emersione e regolarizzazione dei capitali illecitamente detenuti all’estero, il governo è riuscito a sterilizzare le clausole di salvaguardia che gravavano sulla manovra dello scorso anno e che avrebbero determinato già nei prossimi mesi un aumento delle accise sui carburanti e un innalzamento delle aliquote Iva per coprire il buco di bilancio. La sterilizzazione delle clausole, però, è solo parziale: gli aumenti delle accise sono stati scongiurati, ma l’aumento dell’Iva è stato solo posticipato al 2017. In pratica, sulla nuova legge di Stabilità grava ancora una clausola di salvaguardia da 15,1 miliardi che – se non verranno coperti nel corso del prossimo anno – porteranno automaticamente all’aumento dell’Iva dal 10 al 13% e dal 22 al 25% nel 2017. E questo solo per quanto riguarda i conti che ci trasciniamo dal passato. Sul presente pesano ulteriori clausole che potrebbero già scattare a maggio prossimo, ad esempio nel caso in cui il gettito della voluntary disclosure risultasse inferiore a quello previsto.
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