Via le tasse sulle prime case non di lusso. Bloccati gli altri tributi locali, ma solo nel 2016 – È una delle misure che più hanno scatenato le critiche della Commissione europea: l’abolizione della Tasi sulle abitazioni principali, che causerà minori entrate nelle casse dei Comuni per circa 3,6 miliardi di euro. Diversamente di quanto anticipato dal presidente del consiglio Matteo Renzi e messo nero su bianco nelle prime bozze della legge di Stabilità, è rimasta l’Imu sulle prime case di lusso, ovvero le dimore signorili, le ville e i castelli (categorie catastali A/1, A/8, A/9): una decisione di valore più simbolico che economico, visto che tale imposta riguarda solo 73mila immobili per un gettito di 90 milioni. Restano comunque esentati da ogni forma di imposizione gli immobili definiti a catasto come “villini” (A/7), che rappresentano la maggior parte delle ville. Anche la quota di Tasi compresa tra il 10 e il 30% spettante agli inquilini delle abitazioni in affitto non sarà più dovuta nel caso in cui l’alloggio sia utilizzato come prima casa. Il proprietario non dovrà compensare tale quota. Per gli immobili delle imprese rimasti invenduti, la Tasi viene ridotta a un’aliquota dell’1 per mille, con facoltà dei comuni di azzerarla o elevarla fino al 2,5 per mille. Il minore gettito nelle casse dei comuni verrà compensato dal governo attraverso l’incremento della dotazione del fondo di solidarietà comunale. Per evitare che gli enti locali, a fronte del taglio delle imposte sulla prima casa, aumentassero altre imposte, la legge di Stabilità prevede il blocco degli aumenti dei tributi locali, a eccezione però della Tari, e di tutte le addizionali, a meno che l’ente locale non sia una regione in extra deficit sanitario o un Comune in una situazione di dissesto o pre-dissesto. Il blocco si applica anche alla ‘super Tasi‘, ovvero l’aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille che alcuni Comuni avevano introdotto per compensare le detrazioni sulle abitazioni principali: potranno applicarla nel 2016 su seconde case e altri immobili solo quei Comuni in cui è già oggi in vigore, come Roma e Milano. Per come è scritta la norma, però, imposte locali e super Tasi sono bloccate solo nel 2016. Per gli anni successivi si vedrà.
Taglio a Imu agricola e Irap su attività agricole – Coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali non pagheranno più l’Imu sui loro terreni. Per quanto riguarda gli altri proprietari, l’Imu continuerà a essere dovuta per i terreni in pianura. Rimangono invece esenti da Imu tutti i terreni situati nei comuni delle zone montane, con una nuova definizione di tali zone in senso ancora più estensivo rispetto a prima. Questa modifica unita all’esenzione per i coltivatori diretti peserà sulle casse dello Stato per 405 milioni di euro all’anno, parzialmente compensati da 95 milioni di Irpef che viene introdotta sui terreni per i quali non sarà più dovuto l’Imu e che verrà calcolato sul redditi dominicali. Le imprese che operano nel settore agricolo beneficeranno poi dell’abolizione dell’Irap, con minori entrate per lo Stato per 196 milioni all’anno.
Niente più Imu sugli ‘imbullonati’ – Sparisce l’Imu sui cosiddetti imbullonati, ovvero su quei macchinari di grandi dimensioni ancorati al suolo il cui valore andava ad aumentare la rendita catastale dei capannoni industriali e, di conseguenza, contribuiva alla base imponibile dell’Imu. Il governo fa dunque marcia indietro rispetto alla legge di Stabilità dell’anno scorso che, confermando una circolare dell’Agenzia delle entrate del 2012, aveva sdoganato una gabella molto criticata dalle imprese e sulla quale gli uffici territoriali dell’Agenzia avevano mostrato posizioni non uniformi in fase di accertamento fiscale. La misura comporterà minori entrate nelle casse pubbliche per circa 530 milioni all’anno, di cui 375 come quota dello Stato e 155 come quota dei comuni, ai quali verrà erogato un contributo statale di compensazione di pari valore.