Alcuni anni orsono una ragazza, che avevo in cura per problemi legati a una relazione sentimentale, mi raccontò con una certa ansia che aveva scoperto che il padre teneva una pistola carica nel cassetto del comodino. Aveva provato a dirgli che secondo lei era pericoloso tenere un’arma in questo modo. Oltretutto mantenerla carica risultava illegale in quanto occorre tenere l’arma sotto chiave in un mobile apposito con le munizioni a parte.
Il padre aveva alzato la voce inveendo e affermando che “nessuno ci protegge, dobbiamo da soli fare fronte ad eventuali ladri”. Aveva inoltre continuato affermando che: “non vedeva l’ora di trovarsi faccia a faccia con un malvivente così avrebbe fatto giustizia”. La figlia era consapevole che dopo il pensionamento il padre stava attraversando un periodo di malessere perché si sentiva inutile. Mentre prima era il “Signor Direttore” ora nessuno lo considerava più. Con l’aiuto della sorella e della madre riuscirono a convincere il padre di togliere il caricatore dalla pistola e di riporla in un armadio chiuso.
In questi giorni questa storia mi è tornata in mente sull’onda delle notizie giornalistiche. Il senso di insicurezza viene costantemente alimentato dai mezzi di informazione spesso anche a dispetto delle statistiche che indicano una diminuzione negli ultimi dieci anni dei furti. Il senso di precarietà e di paura per il futuro, anche per motivi di propaganda politica, diviene argomento di numerose trasmissioni e rubriche giornalistiche che prevedono costantemente la prossima catastrofe.
La società di massa e la globalizzazione ci impongono di stare in contatto costante con migliaia di altri esseri umani portatori di ideologie, costumi e tradizioni che ci turbano. Il senso di colpa inconscio agisce in ognuno di noi per la consapevolezza di essere avidi, iracondi ed egoisti. “Se tutti gli altri esseri umani sono come me c’è veramente da avere paura!”. Più abbiamo e più soffriamo per la paura della perdita fantasmatica.
Chissà quante persone vivono costantemente con il timore dell’altro e con un’arma a portata di mano? Un indice dell’aggressività latente tipica dell’uomo che deve accettare le limitazioni della società di massa la si coglie in automobile quando per un nonnulla scatta una palese rabbia sotto forma di corna, strombazzamenti e lanci di ingiurie.
Capire noi stessi, accettare di essere potenzialmente invidiosi, avidi, iracondi e cercare di tenere sotto controllo queste nostre naturali pulsioni è il primo passo per poi accettare l’idea che le altre persone sono anche loro impaurite. In un mondo così complesso è certamente necessario cercare delle protezioni per se stessi, per i propri familiari e per gli oggetti che ci sono cari. Occorre però essere consapevoli che l’emozione del momento e la paura non sono buoni consiglieri e che la protezione che ci possono offrire le forze dell’ordine è di gran lunga superiore a quella che potremmo cercare in noi stessi in un momento in cui la tensione emotiva prende il sopravvento sulla razionalità.