di Carblogger
Marchionne ha concesso l’onore delle armi agli operai (come è lontana l’Italia). Nel comunicato aziendale si legge infatti che l’accordo “riconosce il contributo dei lavoratori alla crescita dell’azienda negli ultimi sei anni”.
Il punto più importante sta nell’aumento della paga oraria per i nuovi assunti rispetto a quella dei veterani a parità di lavoro: ai neo-lavoratori (il 45% in Fca Nordamerica, contro il 21% in GM e il 28% in Ford) un’ora veniva pagata 19,28 dollari, l’accordo bocciato ne prevedeva 25,35, l’intesa di oggi sancisce circa 29 dollari. Come per i veterani e quasi il 50% in più rispetto alla paga originale.
Chiaro che adesso gli operai di Gm e Ford punteranno a migliorare ulteriormente il proprio contratto nel prossimo round di negoziati. Con la stessa tecnica: quelli di Gm hanno minacciato un primo sciopero se entro domenica scorsa l’azienda non avesse avanzato una proposta seria. Tanto più che il mercato del Nordamerica resta dorato per le tre big di Detroit, a fronte del crollo dei mercati del Sudamerica e della Russia e del rallentamento della Cina.
Qui sul Detroit News l’andamento del voto operaio, fabbrica per fabbrica Fca. Il “sì” è passato a fatica solo nell’Indiana (55%), dove si fanno le trasmissioni. Mentre è curioso notare che in alcune reparti di Toledo, dove si fanno le Jeep Wrangler e la Cherokee, la percentuale di “sì” è stata mediamente più bassa. Proprio nella fabbrica dove i lavoratori nel 2012 contribuirono insieme all’intero settore automotive dell’Ohio (850.000 posti di lavoro) a far vincere Obama contro i repubblicani, garantendogli la rielezione.
La stessa fabbrica dove ci sono i “lavoratori migliori del mondo”, Marchionne dixit. Al solito, aveva visto lungo.
Twitter: @carblogger_it