Quando il premier Matteo Renzi parlava di autorevolezza e competenza come criteri cui ispirarsi per riformare l’azienda Rai, molti avranno creduto che volesse rimettere in campo Pippo Baudo alla conduzione del festival di Sanremo.
Invece parlava di una nuova governance per il sistema Rai. Un consiglio d’amministrazione composto da quattro membri eletti direttamente dal Parlamento, due di nomina governativa eletti dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, ed uno designato dall’assemblea dei dipendenti. Lo stesso Cda è responsabile della nomina del suo Presidente (attualmente Monica Maggioni), nonché, oltre i compiti attribuitigli dalla legge e dallo statuto, dell’approvazione del piano industriale ed editoriale, del preventivo della spesa annuale e degli investimenti superiori a 10 milioni di euro. Inoltre, si contempla un direttore generale con pieni poteri indicato dal Cda sentito dal Tesoro, ossia dal governo (recentemente eletto Antonio Campo Dall’Orto).
Eppure, nell’annunciare la nuova proposta, Renzi auspicava un avvicinamento della Rai al modello Bbc, al fine di garantire qualità ed assoluta indipendenza dalla politica. Ma nel discorso precedente parlava di lui. Lui che avrebbe inciso in maniera importante sulla scelta dei membri di un servizio pubblico d’informazione.
Ma prima di biasimarlo in pieno, bisognerebbe comprendere che per cogliere il senso delle sue parole sarebbe opportuno andare oltre alle stesse e valutarne la mimica. Perché quando lo dice, muove ambedue le mani come a voler disegnare dei cerchi nell’aria, porta leggermente il capo all’indietro ed accenna una lieve smorfia di schernimento sul viso.
E sì, noi non possiamo. Gli inglesi possono, ma a noi mancano le basi. Il modello Bbc è caratterizzato da una netta bipartizione tra il governo ed il servizio televisivo. “La Sovrana su designazione del Primo Ministro, previo parere del Dipartimento di Cultura, Media e Sport (Dcms)” nomina un Trust composto da dieci membri tra i quali nessuno ha compiti di gestione. Si tratta di personalità di rilievo del mondo della cultura e dell’economia che tuttavia ricevono una remunerazione contenuta. Il Trust ha la responsabilità di nominare il direttore generale e la maggioranza dei membri del comitato esecutivo. Una separazione, questa, che permette ad un sistema d’informazione di non lasciare ampio spazio ai partiti di maggioranza nel caso in cui tentassero di contaminare l’informazione a servizio dei loro interessi.
In un modello ideale, la battaglia portata avanti da Renzi contro le trasmissioni di Rai3, l’unico canale che sembri spostarsi dall’asse del servilismo politico, così come l’appellativo di “camorrismo giornalistico” attribuitagli da qualcun’altro, non avrebbero ragion d’essere perché si insinuerebbero in un contesto democratico in cui l’informazione costituisce il quarto potere, sebbene mai costituzionalmente associato agli altri tre (legislativo, esecutivo e giudiziario), la cui totale separazione costituisce un principio non abrogabile.
Pochi giorni fa, Enzo Iacopino pubblicava online la graduatoria dei primi cento selezionati al concorso pubblico indetto dalla Rai, contestando la scelta dell’azienda di non renderla nota, contravvenendo dunque ad un regime di trasparenza.
I PRIMI 100 DEL CONCORSO RAI. Condivido il comunicato dell’Usigrai: è “incomprensibile” la decisione dell’azienda di non…
Posted by Enzo Iacopino on Monday, 19 October 2015
L’azienda Bbc, oltre a renderle note, pubblica le posizioni disponibili su numerosi siti internet, offrendo a chiunque la possibilità di candidarsi. Come la Bbc, tutte le testate giornaliste, dalle minori a quelle di rilevanza nazionale. Non si tratta di candidature adatte solo a giornalisti amatoriali: allo stesso modo si procede nell’assunzione di tutti i dipendenti, anche per posizioni manageriali.
Ma se noi non possiamo permetterci un sistema del genere, non fa niente. L’anti-democraticità consiste piuttosto nell’inserire il canone nella bolletta elettrica. Sussiste nell’imporre il pagamento di un servizio pubblico che non è il popolo italiano a scegliere, né tanto meno desidera usufruirne, forse. A meno che non riportate Pippo Baudo in tv e Orietta Berti a Sanremo.
In quel caso, forse, lo rivaluteremo. In fondo, questa nuova Rai, è in grado di farci sentire addirittura la loro mancanza.
di Antonia Di Lorenzo. Scrive di Londra anche qui, sul suo blog personale ed in inglese sulla piattaforma Readwave.