Morto nella notte del 25 ottobre a Bologna dopo una lunga malattia, era allievo di Maria Luisa Altieri Biagi ed Ezio Raimondi ed è stato l'ideatore del corso di laurea magistrale in "Italianistica, culture letterarie europee, scienze linguistiche". Il collega Gian Mario Anselmi a ilfatto.it: "Ci lascia un uomo di grande cultura e umanità, pronto a scandalizzarsi come ad appassionarsi per gli aspetti più o meno recenti della nostra lingua”
“Oggi viviamo di un cognitivismo secco, desertico, assurdo. Fatto di impacchettamenti e di verifiche. Di quella didattica lì non me ne frega nulla”. Spiegava così non più di un anno fa il suo approccio alla didattica tra letteratura e linguistica il professor Fabrizio Frasnedi, morto nella notte del 25 ottobre a Bologna dopo una lunga malattia a 71 anni. Allievo di Maria Luisa Altieri Biagi ed Ezio Raimondi, Frasnedi si era laureato in Lettere classiche nel 1967 poi, dopo aver insegnato greco e latino nei licei, aveva iniziato la sua carriera universitaria agli inizi degli anni ottanta sempre all’Alma Mater, coronata con il ruolo di ordinario nel 2003. Frasnedi è però ricordato per due importanti aspetti della propria carriera di docente: il rapporto stretto, diretto e appassionato con i propri studenti correlato all’ideazione del corso di laurea magistrale in “Italianistica, culture letterarie europee, scienze linguistiche”, spazio accademico dove questo legame seminariale e ‘socratico’ con i ragazzi ha preso corpo e sostanza.
“E’ il corso magistrale più affollato d’Italia da quando è nata la laurea triennale. Un vero gioiello”, spiega con orgoglio al fattoquotidiano.it il professore Gian Mario Anselmi, direttore del Dipartimento di Filologia classica e Italianistica, che insieme all’amico Frasnedi ha progettato il corso. Una vicinanza sincera con gli studenti che a loro volta sono stati i primi, anticipando addirittura l’ufficialità della notizia in Ateneo, a presentarsi ai familiari del professore scomparso per portare una corona di fiori. La peculiarità dell’insegnamento di Frasnedi era quella di lasciare totale libertà agli studenti, la possibilità di crearsi un loro percorso tra una marea di riferimenti bibliografici attraverso il ragionamento e l’accostamento di testi e spunti senza pregiudiziali. “Insegnava come si insegnava una lingua”, ricorda Anselmi.
Un aspetto che aveva reso Frasnedi una figura di riferimento anche nel mondo delle scuole elementari con costanti collaborazioni e corsi di aggiornamenti nella formazione degli insegnanti futuri. Recentemente con la docente Leda Poli aveva portato nelle scuole Novecento, il testo di Alessandro Baricco. “E’ stato l’antesignano delle Letture ad Alta Voce che si tengono qui a Bologna, amava molto la teatralizzazione dei testi letterari classici e contemporanei. Lui che era stato regista teatrale, che aveva vinto anche un concorso per lavorare come regista in televisione, aveva un anima creativa e non era di certo un accademico paludato. Premeva persino perché il teatro venisse insegnato nelle scuole”, prosegue il collega di dipartimento. Raffinato esperto e critico di musica lirica, amico di Lella Costa e degli scrittori Pier Vittorio Tondelli e Guido Conti, Frasnedi nei propri corsi universitari faceva lavorare su La Tempesta di Emilio Tadini, sui testi di Guimarães Rosa, e fu tra i primi a dedicare spazio ai lavori di Goliarda Sapienza. “Ci lascia un uomo di grande cultura e umanità, pronto a scandalizzarsi come ad appassionarsi per gli aspetti più o meno recenti della nostra lingua”, conclude Anselmi.
“Ci lasciava molto liberi nello sperimentare, nel cercare e nel discutere”, ricorda Alberto Sebastiani, assegnista di ricerca con Frasnedi e importante figura del mondo letterario contemporaneo. “Non ha mai boicottato nessuna ricerca iniziata dallo studente. L’aspetto più importante però, era lasciare all’interno della didattica che tu trovassi la tua strada. Gliene sarò sempre grato”.