Con la presentazione del Clean Power Plan, il Presidente americano Obama definisce un passo concreto verso la realizzazione della sua politica di riduzione globale dei gas serra.
L’amministrazione ha fissato come obiettivo generale (del quale il Clean Power Plan è una parte) la riduzione nel 2025 delle emissioni di questi gas da parte delle Centrali Elettriche del 32% rispetto a quelli prodotti nel 2005.
Questa notizia riporta all’attenzione dei media la questione delle energie rinnovabili come alternativa rispettosa dell’ambiente alla produzione di elettricità e calore con i mezzi fossili tradizionali, petrolio, carbone e gas.
Le fonti rinnovabili nel 2014 hanno prodotto il 23% dell’energia elettrica necessaria al fabbisogno energetico mondiale, con oltre 5.400 TWh di produzione. La loro incidenza risulta essere in crescita così come la potenza complessivamente installata, passata da meno di 1 TW a oltre 1,7 TW dal 2007 al 2014, grazie soprattutto alla crescita di fotovoltaico (da 10 GW nel 2007 a oltre 183 nel 2014) ed eolico (da 95 a oltre 377 GW). Nel 2014 gli investimenti globali per la realizzazione di nuovi impianti ha superato i 235 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2013, di fatto tornando sui livelli di investimento «record» del 2011.
Ripartizione degli investimenti annui in rinnovabili nel 2007 e nel 2014
(in termini di volume d’investimento)
In soli otto anni, l’Europa ha perso il suo ruolo di leadership, passando da oltre il 40% degli investimenti complessivi nel 2007 a poco più della metà (23%) nel 2014. Il calo in valori assoluti però è meno evidente, passando da 56 miliardi di € investiti nel 2007 a 54 nel 2014. D’altro canto, l’Asia – grazie soprattutto al mercato cinese e indiano – si è aggiudicata nel 2014 quasi la metà degli investimenti globali (il 49% contro il 23% del 2007 ed una crescita di 85 miliardi di euro). Guardando alle altre aree, quella americana conferma la sua seconda posizione, passando però dal 24% al 34% del peso globale dal 2007 al 2014 con un aumento effettivo di 11 miliardi di euro; l’Africa invece resta il continente con il minor numero di investimenti, sebbene negli ultimi otto anni ha registrato la crescita percentuale più significativa, quadruplicando il suo peso a livello mondiale e superando i 9 miliardi di euro di investimenti.
Riguardo al fotovoltaico, emerge che questo comparto è trainato dal mercato cinese, giapponese e statunitense, che complessivamente hanno inciso per l’83% delle nuove installazioni, mentre per l’eolico, oltre alla Cina (che detiene ad oggi il 50% delle nuove installazioni mondiali con oltre 23 GW) giocano un ruolo importante anche Stati Uniti, India e Regno Unito, con quasi 9 GW installati nel 2014. Parlando delle biomasse invece, oltre agli Stati Uniti, leader del mercato con 39 GW installati, stanno sviluppando rapidamente un elevato contingente di potenza installata anche il Brasile, il Sud Est asiatico e la Cina mentre per il geotermico, oltre agli attuali leader Stati Uniti, Filippine e Indonesia, si ipotizza possa consolidarsi il mercato africano, guidato dal Kenya. L’idroelettrico invece ha visto nel 2014 il 60% delle installazioni globali suddivise tra Cina e Brasile, rispettivamente con 33 GW e 5 GW installati.
Il mercato delle rinnovabili in Italia, nel 2014 ha visto nuove installazioni per 696 MW, con il fotovoltaico che ha pesato, con i suoi 385 MW nel 2014, per oltre il 55% del volume complessivo. Le biomasse, senza considerare i rifiuti solidi urbani, hanno visto un incremento di potenza di circa 108 MW, con un’incidenza del 19% circa, per l’eolico e l’idroelettrico sono stati installati invece 107 e 74 MW, pesando rispettivamente per il 15% e l’11%. Per quanto riguarda invece il volume d’affari del mercato italiano, tenendo anche conto dei ricavi dalla vendita di energia e di altri servizi, nel 2014 è stato di quasi 7 miliardi di euro, che sale a oltre 19 se si considerassero anche i ricavi derivanti dall’incentivazione. Le componenti principali del comparto sono i ricavi da vendita dell’energia (il 46,9% del totale), seguiti dal mercato primario con il 24,4% mentre i servizi di O&M, assicurazioni e acquisto di materie prime hanno inciso per il restante 28.7%.
La diffusione attesa delle rinnovabili nei prossimi anni potrà portare la potenza installata complessivamente nel mondo a lambire i 3 TW al 2020. I Paesi che guideranno la crescita delle installazioni saranno la Cina, i paesi in via di sviluppo quali Brasile, India, Messico, Sud Africa ed il sud est asiatico.
Il mercato europeo invece, per la scelta di molti Stati di ridurre la spesa per l’incentivazione (tra cui anche l’Italia e la Spagna), vedrà una crescita delle installazioni più contenuta rispetto alle altre aree del mondo.
Uno studio recente dell’Unione Petrolifera Italiana ha tracciato per l’Europa uno scenario al 2030 che vedrà i consumi stabilizzarsi con un mix diverso rispetto ad oggi: il gas naturale diventerà la prima fonte con un peso del 26-28%, poi le rinnovabili, che raggiungeranno dal 21 al 27% della copertura energetica complessiva. Il petrolio arretrerà sensibilmente, fino al 23-26% (siamo ora al 32%) rimanendo però egemone nei trasporti. Ma, paradossalmente, proprio sull’uso più corretto ed efficiente del petrolio, dovremo puntare per tentare di centrare gli obiettivi ambientali dell’Europa al 2050.
Nel 2012 le energie rinnovabili valevano circa il 14% della richiesta mondiale di energia ma si prevede che nel 2030 arrivino a soddisfare almeno il 22% del fabbisogno energetico mondiale, rubando terreno a petrolio e carbone. In Italia la produzione energetica delle rinnovabili è in crescita e nel 2014 ha registrato un +6,6% rispetto all’anno precedente.
Secondo uno studio di BNEF (Bloomberg New Energy Finance), entro il 2026 il solare sarà competitivo, in termini di prezzo, con tutte le altre fonti energetiche, con un dimezzamento del costo degli impianti solari. Sulla base di queste previsioni, si attendono investimenti nel solare di 3.700 miliardi US$ entro il 2040, che porterebbero l’energia solare a pesare per 1/3 dell’energia prodotta complessivamente. La maggior crescita è attesa per gli impianti su tetti, anche di piccole dimensioni e potenze, che renderebbe questa fonte di energia conveniente, fino a rappresentare il 13% del totale prodotto.
di Flaminio de Castelmur per @SpazioEconomia