Il patron rossoblu ha bisogno di fondi freschi, quello blucerchiato non ha risorse per competere ad alti livelli. Da qui gli abboccamenti con i due imprenditori, entrambi con enormi disponibilità economiche e uno, il magnate di origini calabresi, con qualche problema di giustizia (condanna in primo grado per bancarotta). Ma i tifosi ci sperano lo stesso
Movimenti in vista nel cielo di Genoa e Sampdoria. Enrico Preziosi, il patron genoano, ha confessato di aver bisogno di rafforzare la società. Serve liquidità per fare fronte alla massa debitoria che stava soffocandola. Ed ecco spuntare – in mezzo al solito groviglio di nomi più o meno improbabili, chaperonati da mediatori che spuntano come funghi – un personaggio sconosciuto, perlomeno sotto la Lanterna, ma ben noto, a quanto egli racconta di se stesso, sui mercati finanziari di mezzo mondo. La Russia in particolare. Ma non solo.
Finanziere e investitore. Si chiama Giovanni Calabrò, ha 46 anni, è nato a Reggio Calabria e dice di essere affascinato dall’idea di cimentarsi nel calcio. Al contatto con Preziosi lo ha condotto il governatore della Liguria, Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi. Toti ha dichiarato, vagamente naif, che sarebbe bello se il Genoa finisse nelle braccia, capienti, di Calabrò. E naturalmente altrettanto bello sarebbe – per par condicio – se la Sampdoria entrasse nell’orbita di Gabriele Volpi, l’ex pallanuotista oggi padrone della gloriosa Pro Recco, nonché di altre realtà sportive, fra cui lo Spezia calcio. Volpi, 72 anni, ha fatto fortuna in Africa con la logistica del petrolio. Con ordine.
Tornando a Calabrò. Sul suo sito web vanta la propria amicizia e frequentazione con Piersilvio e Marina Berlusconi, ogni volta che i figli di primo letto dell’ex Cavaliere si spingono a Montecarlo, sua residenza ufficiale. Calabrò ha già fatto l’esordio ufficiale in società, a Genova, presentandosi con Toti alla prima del Teatro lirico Carlo Felice. E consegnando ai cronisti la sentenza che potrebbe diventare storica: “Il Genoa? Una società meravigliosa”. Tanta innocente vanagloria si fatica a drappeggiarla addosso ad un personaggio che si è occupato sì di investimenti qua e là nell’orbe terracqueo, con profusione di capitali, ed è per sua sfortuna già inciampato nelle maglie della giustizia. Il 21 marzo 2013, in primo grado il Tribunale di Monza ha pronunciato nei suoi confronti una sentenza di condanna a sei anni e quattro mesi (tre anni condonanti) per bancarotta. Calabrò secondo la ricostruzione fatta dal giudice Rosaria Pastore, aveva progettato di acquisire una società, la Algos Products spa, (poi fallita nel 2006) spogliandola del suo valore. Per raggiungere lo scopo aveva ingaggiato un un suo vecchio amico curdo, Mario Saeed, presentandolo come uno sceicco arabo interessato a rilevare la società. L’obiettivo era convincere il cda della Algos a cedere le quote azionarie ad una compagnia di diritto inglese rappresentata dal finto sceicco.
La storia era finita in tribunale ed era seguita la condanna di Calabrò. Come pena accessoria il tribunale monzese aveva disposto l’interdizione perpetua di Calabrò dai pubblici uffici e l’inabilitazione all’esercio di un’impresa commerciale per dieci anni. Presiedere una società di calcio è vietato dalle disposizioni sportive per chi ha riportato una condanna passata in giudicato e non è il suo caso. E comunque si attende l’appello che sarà celebrato a dicembre a Milano. Il suo legale di fiducia, l’avvocato romano Salvino Mondello, spiega a ilfattoquotidiano.it: “Calabrò è stato condannato per la bancarotta della Algos Products , una delle due società coinvolte nella vicenda, l’altra era la Algos Spa, per la cui bancarotta invece è stato assolto. Nei motivi d’appello abbiamo eccepito che la sentenza lo ha condannato non perché ha ritenuto che si fosse appropriato di capitali della Algos Products, ma per non aver impedito che ciò accadesse da parte di alcuni suoi coimputati. Condidiamo quindi che la sentenza sarà riformata”.
Sul fronte della Sampdoria tutto marcia ovattato. Gabriele Volpi, l’uomo atteso come il messia dai tifosi blucerchiati, progetta investimenti immobiliari a Recco (la nuova piscina e una foresteria), a Rapallo (un grande centro natatorio) e a Santa Margherita (una beauty farm al servizio del porticciolo turistico). Ha acquisito il 6% di Banca Carige e punta ad arrivare al 10%. Volpi è tra gli imprenditori più ‘liquidi’ in Italia. Come Vittorio Malacalza, già socio di Tronchetti Provera in Pirelli, appena uscito dalla joint venture milanese con 320 milioni di euro di plusvalenza. Piacentino trapiantato a Genova, anche lui come Volpi punta forte su Genova, attraverso il “braccio” di Carige. Anche Malacalza entrerà nel calcio, acquistando il Genoa? Per ora è soltanto una speranza. La pista calda porta Volpi verso la Sampdoria. I contatti fra Flavio Briatore, suo vecchio amico e sodale in affari, e l’avvocato Antonio Romei, braccio destro del presidente blucerchiato Massimo Ferrero, stanno andando avanti da mesi. La valutazione fatta da Briatore dopo la due diligence sui conti del club, è di 15 milioni di euro. Pochi per convincere Ferrero a lasciare un ruolo che lo ha reso celebre, grazie anche alle imbattibili imitazioni di Maurizio Crozza. Ferrero aveva ricevuto la Sampdoria dalle famiglie Garrone-Mondini a titolo praticamente gratuito. Ha inaugurato una politica di tagli che ha rimesso i conti del club quasi in equilibrio. Ma non dispone di capitali sufficienti per proseguire la sfida ad alto livello.