Tony Blair, con un “lieve ritardo”, ha deciso di pronunciare un mezzo pentimento per aver voluto insieme, al presidente Bush, la guerra in Iraq, conflitto che, a suo parere, avrebbe anche innescato e rafforzato i progetti e le azioni dell’Isis. Per la verità non si tratta di un pensiero originale, perché le stesse identiche argomentazioni erano state fornite ai due presidenti con l’elmetto, da tanta parte dei loro consiglieri militari, degli studiosi di politica internazionale, per non parlare della opposizione dell’opinione pubblica internazionale e delle diverse Chiese. Le ragioni di quella guerra erano altre più legate agli interessi materiali da tutelare che non alla salvaguardia dei diritti civili ed umani, usati come una sorta di scudo protettivo per coprire le richieste pressanti che arrivavano dalle industrie degli armamenti e dalla compagnie interessate alla gestione delle risorse energetiche.
Il tardivo pentimento di Blair, che peraltro fa seguito alle più meditate riflessioni del presidente Obama, dovrebbe essere accompagnato da scuse ben più dolorose e profonde. Chiederà scusa a quanti sono stati dileggiati ed offesi per aver “osato” esprimere il loro No alla guerra? Ricordiamo ancora la campagna scatenata contro la Bbc ed i media indipendenti con l’obiettivo di ridurre al silenzio i suoi critici. Perché non chiede scusa per aver definito “amici di Saddam” coloro che indicavano percorsi politici diversi dal suo? Perché non svela quanti furono i dossier fabbricati per rendere più “sexy” la guerra? Chi chiederà scusa alle migliaia di persone ammazzate e alle attuali vittime di un terrorismo che, in quel conflitto e in quei massacri, ha trovato la benzina con la quale appiccare il fuoco ovunque e dovunque?
Le parole di Blair, se non altro, potranno essere considerate una medaglia al valor civile per quelle donne e quegli uomini che, in quella stagione, non si sono piegate alle veline dei governi e dei comandi militari, e hanno riempito le piazze e le vie del mondo per manifestare contro la guerra e il terrorismo. Avevano ragione loro e torto i cosiddetti “realisti”, quelli che “altro non si può fare, bisogna fare la guerra..”
Magari Blair, se davvero si è pentito di qualcosa, potrebbe rivolgere un pensiero di scuse anche a costoro, e magari potrebbe farlo rivolgendosi all’attuale leader del partito laburista che, a differenza sua, quella volta si oppose e votò contro la guerra. Si tratta proprio di quel Jeremy Corbyn che, anche durante le recenti primarie, è stato dileggiato da Blair e dai suoi perché “vecchio, legato a valori antichi, fuori dalla modernità, incapace di vincere.”Forse Corbyn non vincerà e forse non resterà nella storia del laburismo, sicuramente non dovrà chiedere scusa per un massacro annunciato e puntualmente realizzato.