Non tornerò sul fattaccio Rossi-Marquez perché il vero duello, quello che vorremmo vedere comunque al via a Valencia, è Rossi-Lorenzo. Ci si gioca il mondiale non la faccia! La partenza dall’ultima fila obbliga Valentino a un miracolo considerando che per aggiudicarsi il titolo di MotoGp a prescindere dal risultato dello spagnolo, solo il primo posto o il secondo (anche alle spalle di Lorenzo) gli garantirebbero il successo. Il distacco di sette punti, in condizioni “normali” sarebbero stati un discreto bottino da gestire e di certo Rossi avrebbe marcato stretto Lorenzo, moto permettendo, ma adesso, con la decisione della direzione corse, entrano in pista altri fattori. Giocarsi il titolo all’ultimo gran premio è comunque un brivido che il motomondiale ha regalato più volte e ripercorrendo la storia della sola classe “regina” si trovano rivalità, sorpassi e decisioni discutibili della giuria che lasciano aperte le porte alle sorprese.
Già la prima edizione, nel 1949, fu decisa praticamente a tavolino: prima dell’ultima prova a Monza, l’inglese Leslie Graham era al comando e solo un suo ritiro poteva rimettere in gioco il rivale Nello Pagani. Pagani vinse, mentre il pilota della AJS si ritirò a causa di un incidente alla curva di Lesmo causato da Carlo Bandirola. A questo punto i due sono pari (sui migliori tre risultati), ma l’italiano ha 10 lunghezze di vantaggio nel conteggio totale che lo renderebbero Campione del Mondo. Si scatenò quindi una disputa sull’interpretazione del regolamento ufficiale (redatto in francese) secondo il quale si sarebbe dovuto assegnare un punto all’autore del giro più veloce in gara, se classificato. Secondo la Federazione Motociclistica Italiana, il punto avrebbe dovuto essere assegnato all’autore del giro più veloce solo se questo avesse concluso la gara, mentre per gli inglesi il punto andava comunque assegnato a uno dei piloti classificati. Il problema era nato durante il Gran Premio di Svizzera, quando l’autore del giro più veloce (Ted Frend) non era giunto al traguardo e il punto “supplementare” era stato assegnato a Graham, autore del secondo giro più veloce e primo al traguardo. La Fim alla fine decise di dare ragione agli inglesi, forse anche per compensare l’incidente subìto da Graham all’ultima gara proprio a causa di un pilota italiano e Leslie Graham diventa il primo campione del mondo della Classe 500. L’anno successivo Umberto Masetti vendicò Pagani vincendo il titolo sull’inglese Duke con un solo punto di margine e senza discussioni. Sempre Masetti, nel 1952, fu protagonista vincente di una corsa con tre pretendenti. I suoi 28 punti bastarono per staccare Graham di tre lunghezze e Red Armstrong di 6 (si assegnavano 8 punti per la vittoria e a scalare fino al sesto classificato che ne prendeva 1).
Il 1967 è l’anno del duello tra Giacomo Agostini e Mike Hailwood che si decise solo all’ultima prova in Canada, e finì nelle mani di Agostini nonostante la vittoria nel Gp di Hailwood. L’italiano prevalse per il maggior numero di secondi posti ottenuti (entrambi infatti avevano vinto lo stesso numero di Gp, cinque). Triste ricordare l’edizione del 1973 con Phil Read vincitore anche dell’ultima gara ma partito con sei punti di vantaggio (al vincitore ne andavano 15) sul neozelandese Kim Newcombe, morto prima dell’ultimo Gp, durante una gara fuori dal circuito mondiale e corsa a Silverstone. Dal 1974 con Read che regola Bonera con 13 punti in più (ne aveva 10 prima dell’ultimo Gp) una lunga serie di Mondiali in cui il leader ha gestito il vantaggio senza problemi. Nel 1975 Agostini su Read per 8 punti (partiva da + 11), nel 1978 Kenny Roberts chiude con 10 lunghezze su Sheene (partiva da + 8) e sempre lui, l’anno successivo porta a 24 il margine con Ferrari (la differenza inziale era di 14 punti). Per l’americano arrivò anche il tris consecutivo nel 1980 che chiuse a quota 87 punti, 15 in più di Randy Mamola che all’ultima gara era staccato di 13. Lo statunitense perse anche l’anno successivo ma per mano di Marco Lucchinelli, 11 punti la differenza finale per “cavallo pazzo”.
Nel 1983 il titolo si decise solo all’ultima gara, il Gp di San Marino, sul circuito di Imola. Spencer e Roberts avevano dominato la classe, vincendo entrambi sei delle dodici gare in programma. Nonostante la vittoria di Roberts a Imola, il titolo andrà a Spencer per soli 2 punti: fu il primo titolo nella 500 per la Honda. Nel 1989 Eddie Lawson tenne a bada Rainey, staccandolo di 17,5 punti con il primo, passato dalla Yamaha alla Honda che divenne il primo a vincere due mondiali consecutivi della mezzo litro con due marche diverse. Pesantemente influenzato da una caduta il mondiale 1992: Mick Doohan partiva con i due punti di vantaggio rimastigli dopo la caduta di Assen che gli fece saltare 4 prove. Rainey, terzo al traguardo rimase per tutta la gara virtuale campione del mondo con Doohan che, sofferente alla gamba destra, non andò oltre la sesta posizione. Rainey superò Doohan e fu iridato per 4 punti.
L’ultimo e l’unico episodio che riguarda Valentino Rossi è negativo. Nel 2006 il pesarese era arrivato all’ultima gara, curiosamente sempre Valencia, con 8 punti di vantaggio su Hayden. L’incredibile avvenne al 5° giro, curva 2: Valentino cade e riparte ma deve rimontare dal 20° posto mentre Hayden è nei pressi del podio. Rossi non riesce a fare meglio del 13° posto finale e becca solo tre punti, l’americano fa terzo, ne conquista sedici e con cinque punti su Valentino conquista il suo unico mondiale (ha vinto due Gp quell’anno e solo 3 in tutta la carriera che continua tutt’ora). Se la storia insegna qualcosa, Valentino deve correre l’ultimo Gran Premio e sperare che il destino si ricordi del 2006 e voglia risarcirlo.