Duccio Berio è un nome che evoca segreti e intrighi ma, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta, l’uomo dell’Hyperion ha detto che il suo gruppo si dedicava alla vita comunitaria e si teneva ben lontano da quelli che avevano scelto la lotta armata. Non c’entra niente con il caso Moro e tutto il resto, non aveva neanche sedi a Roma (via Nicotera e viale Angelico), lui personalmente non ha mai conosciuto Tony Negri, né Franco Piperno. Scalzone sì.
“Mio padre del Mossad come dice Alberto Franceschini? Se lo è inventato, era piuttosto un massone: 33° grado. E’ vero però che nella seconda metà degli anni ’80, quando era sotto processo (e’ stato assolto da ogni accusa) proprio suo padre gli propose un contatto con un uomo dei servizi segreti italiani che avrebbe potuto aiutarlo di aiutarlo: “Ma io rifiutai quell’offerta”, ha spiegato Berio.
La loro scuola di lingue, fondata a Parigi nel 1976 insieme a Vanni Mulinaris e Corrado Simioni, è stata al centro di studi, libri e inchieste giudiziarie ma, almeno per il momento, è destinata a restare uno dei nodi della prassi della destabilizzazione. Molto disponibile a rispondere alle domande dei commissari, Berio è apparso un uomo lontano dalla politica e dalla militanza, impegnato nella attività ricreative del suo gruppo – che si finanziava anche facendo pulizie nelle case – e alla sua professione di rappresentante nell’industria della gomma. Eppure l’audizione è stata più importante di quanto lasciano apparire le spiegazioni minimaliste di Berio: ad esempio, è interessante un suo lontano ricordo, quando venne avvicinato da un agente del Sid (“un certo Ballini”) che gli propose, già nel 1972, di fare l’infiltrato all’interno delle Br che andavano organizzandosi.
A futura memoria lo scrisse anche in una lettera a suo suocero, Alberto Malagugini (deputato comunista e poi giudice della Consulta), resa nota da Panomara nel 1986: la circostanza è rilevante, le azioni di penetrazioni dei gruppi eversivi sono ben precedenti a quelle messe in opera più tardi, e pure ancora in gran parate sconosciute, dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa. E poi la casa in Normandia: per Berio era un rifugio per passare un po’ di tempo insieme agli amici. In realtà quel luogo era protetto da una sofisticata schermatura elettronica, probabilmente architettata dai servizi francesi, che impediva ogni possibilità di controllo: quando il giudice Pietro Calogero, che poi lo ha raccontato in un libro, cercava di indagare sull’Hyperion si trovò di fronte a questa insormontabile protezione. Chiese pure spiegazioni al ministero dell’Interno di Parigi ma lì venne pregato di non fare domande e di ritornare al più presto da dove era venuto.
Berio è rimasto sorpreso da tutto questo: “Davvero e’ successo questo? Non ne sapevo nulla”. Si tratta di aspetti importanti dell’audizione, emersi nonostante Berio abbia chiuso ogni possibilità di approfondimento, tanto da sembrare a tratti un uomo del tutto estraneo al suo tempo. Come quando ha detto: “Giovanni Senzani? Mi pare fosse un estremista di destra”. Il senatore Gotor ha chiesto assicurazioni sulla verbalizzazione di quelle parole.