Giustizia & Impunità

Corruzione: a chi chiede ‘antinfiammatori’ non negate ‘supposte’

Se una mela al giorno toglie il medico di torno, lo scandalo quotidiano cosa assicura?

La giaculatoria dei nomi delle operazioni di polizia (e, tutto sommato, di… pulizia) si sussegue offrendone ogni volta uno nuovo, spesso triste come la vicenda su cui l’attività investigativa si è incentrata.

Ho smesso da tempo di stupirmi delle performance di tanti, certamente troppi, dirigenti pubblici che esigono l’indebita corresponsione di somme in denaro e di ogni altro benefit in cambio di atti dovuti. La Dama Nera è solo una delle tante figuranti sull’affollato palcoscenico dove la greppia è assalita dagli insaziabili di turno.

Quel che ancora mi sbalordisce è il fatto che nessun cittadino abbia pensato – in compagnia di amici e conoscenti ugualmente indispettiti – di cingere d’assedio le faraoniche abitazioni in cui i protagonisti delle più bizzarre razzie e prepotenze hanno stivato i frutti dei rispettivi indisturbati saccheggi.

Ci si lamenta – in ossequio alla libertà di “mugugno” di genovese tradizione – ma nessuno va oltre. L’indignazione, quella vera, quella proattiva, continua a restare un lusso che pochi sembrano potersi permettere.

Orde fameliche di incaricati di pubblico servizio continuano a pretendere balzelli e i rispettivi interlocutori – terrorizzati dal solo pensiero di potersi inimicare chi ha potere di timbro e di firma – piegano il capo e pagano quel che non è dovuto.

Abbiamo scoperto le ciliegie della dottoressa Accroglianò e di chissà quanti altri loschi figuri nelle più disparate amministrazioni. Abbiamo visto la pretesa di “antinfiammatori”, ma mai nessuno che abbia pensato di recapitare al taglieggiatore un altro genere di farmaco: la fatale gigantesca supposta.

Senza inventare nulla, basterebbe copiare quel che ha fatto il Government Accountability Office, lo spietato braccio armato del Congresso americano che è solito non fare sconti a nessuno. I signori del Gao hanno realizzato FraudNet, uno sportello telematico volto a facilitare la denuncia di frodi, scorrettezze, abusi o altri comportamenti lesivi degli obblighi di legge e degli interessi erariali.

Il sistema, estremamente semplice ed altrettanto efficace, si prefigge di conoscere gli “ingredienti” con cui “cucinare” impiegati e funzionari scorretti e domanda al cittadino di fornire il maggior numero di dettagli possibile su chi, quando, dove, cosa, come e quanto. E il vantaggio, a differenza dei nostrani numeri di emergenza o di utilità come il poco fruttuoso 117, è che il segnalatore non è obbligato a fornire il suo nome o altre indicazioni che ne consentano l’identificazione.

Un modulo, disponibile su Internet e di facile compilazione, è l’input per iniziative di carattere ispettivo. Il cittadino, dopo aver scelto se essere considerato una fonte anonima, un informatore sottoposto a tutela o identificato senza restrizioni di sorta, deve indicare (utilizzando un lungo ma comodo menu a tendina) l’ente o l’amministrazione in cui hanno luogo le irregolarità che intende riportare nonché la relativa collocazione geografica.

Il modello interattivo permette di specificare chi (categoria e non soggetto) sia in grado di spiegare al meglio le vicende in questione, come ad esempio un dipendente di quell’organizzazione o un fornitore.

L’ultima casella include le diverse fattispecie di comportamento illecito e ce n’è per tutti i gusti: qualunque tipologia di malefatta è stata già prevista e il cittadino non fatica a trovare quella più aderente alla situazione da denunciare. Una volta completato il “form”, chi esegua la segnalazione può aggiungere una descrizione dei fatti ed allegare eventuale documentazione a supporto e comprova.

Il Gao offre le più assolute garanzie di riservatezza e, ben comprendendo eventuali difficoltà a rappresentare i fatti o altri possibili dubbi, spiega che il cittadino può anche chiedere di essere contattato da un analista di FraudNet per ottenere la più completa assistenza.

Come se non bastasse, il Government Accountability Office ha predisposto anche un video esplicativo su YouTube.

Questo metodo pare funzionare più di qualsivoglia altisonante Autorità Anticorruzione e a prima vista sembra una soluzione economica per un problema tanto radicato.

Perché non copiare?

Nel frattempo, visto che su Pagine Bianche non c’è, qualcuno può pubblicare online l’indirizzo della dottoressa dell’Anas e dei tanti altri esuberanti servitori dello Stato così da consentire al contribuente medio l’opportunità di recapitare personalmente la supposta “de quo”?

@Umberto_Rapetto