Saipem, la controllata di Eni che si occupa di costruzione di gasdotti e altre infrastrutture per il settore, ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con una perdita di 866 milioni di euro, a fronte di un utile di 212 milioni dello stesso periodo del 2014. E si prepara a varare un aumento di capitale da 3,5 miliardi. Nella notte tra martedì e mercoledì i consigli di amministrazione della società e del Cane a sei zampe hanno sancito che il Fondo strategico italiano di Cassa depositi e prestiti rileverà il 12,5% del capitale di Saipem sottoscrivendo l’aumento.
L’intervento del gruppo che fa capo al Tesoro e gestisce il risparmio postale degli italiani permetterà a Eni di “deconsolidare”, cioè non dover più iscrivere nel proprio bilancio, il maxi debito da 5,7 miliardi della controllata guidata da Stefano Cao. L’indebitamento lordo residuo, che sarà di 3,2 miliardi di euro alla chiusura dell’operazione, verrà rifinanziato con nuove linee di credito messe a disposizione da un consorzio di banche.
A pesare sui risultati dell’azienda sono state le svalutazioni per 929 milioni effettuate nel secondo trimestre. Calata anche l’acquisizione di nuovi ordini, che è stata pari a 5,3 miliardi a fronte dei 14,9 del 2014. Il portafoglio ordini residuo è sceso a 17,75 miliardi dai 22,15 miliardi di fine 2014.
Lo scorso luglio l’azienda ha annunciato che nei prossimi tre anni lascerà a casa 8.800 persone. E il piano strategico al 2019 approvato dal consiglio di amministrazione prevede un ulteriore taglio dei costi relativi al periodo 2015-2017: i risparmi dovranno salire dagli 1,3 miliardi annunciati lo scorso luglio a 1,5 miliardi, grazie alla “ottimizzazione dei costi esterni” e alle ulteriori azioni di razionalizzazione della capacità di ingegneria. In termini di utile operativo si prevedono benefici pari a 150 milioni di euro nel 2015, 370 milioni di euro nel 2016 e 480 milioni di euro nel 2017. Saipem inoltre cederà alcune attività non fondamentali, tra cui le unità galleggianti e il segmento delle infrastrutture in Italia.