Caro Miur, Ministero birichino, chi oggi ti scrive è un professore di Educazione musicale, abilitato alla professione di docente col II ciclo del Tfa (Tirocinio Formativo Attivo), quel corso abilitante per fare il quale il sottoscritto, insieme a diverse altre migliaia di persone (dovremmo essere circa 16.000 tutti gli abilitati col II ciclo del Tfa), ha passato un concorso strutturato in tre durissime prove, per poi pagare una tassa che si aggira mediamente intorno ai 2.500-3.000 euro, sostenere una lunga serie di esami intermedi e un durissimo esame finale. Bè, ne sarà valsa la pena, potrebbe pensare qualcuno, ed effettivamente a settembre il sottoscritto, precario per definizione insieme a tutti gli altri docenti abilitati, è stato convocato per un posto vacante: sulla materia per la quale ha conseguito l’abilitazione? Assolutamente no, su sostegno didattico. Attività questa onorevole, non solo, emozionante! Infatti non è certo l’essere stato convocato su sostegno a dar noie, bensì le circostanze venutesi a creare attorno a questa come a migliaia di altre convocazioni.

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Moltissimi fra noi, infatti, son dovuti partire per trasferirsi a centinaia se non migliaia di km da casa propria (tutti quelli che, dati gli esuberi nelle provincie vicine, ne hanno dovute scegliere altre molto più lontane), in altre regioni del Paese, iniziando di fatto una nuova vita. Iniziando una nuova vita? Cosa dico mai: non iniziandola affatto. Se, infatti, con grande entusiasmo e spirito professionale abbiamo intrapreso questa nuova avventura, lamentiamo, allo stato delle cose attuale, gravissime inadempienze da parte tua, carissimo e puntualissimo Miur. Le convocazioni, che dovevano essere definitive a partire dal nuovo anno scolastico, di fatto non lo sono state: tutti i nuovi docenti abilitati sono stati convocati con la dicitura “fino ad avente diritto”, in attesa cioè che le graduatorie definitive venissero finalmente messe a disposizione degli uffici scolastici per una stabilizzazione di questi migranti dell’insegnamento. Ciò che, per inalienabile diritto dei professori precari convocati, doveva essere definitivo fin da subito, dal primo giorno del nuovo anno scolastico, ad oggi ancora non lo è.

Cosa implica questo? Semplice: tutti i docenti lontani centinaia di km da casa propria non hanno alcuna possibilità di cercare una “fissa” dimora, essendo possibile infatti essere confermati, con le convocazioni definitive, in una qualsiasi delle 20 scuole della provincia selezionata. Dove prendere casa dunque se non si sa in che scuola si andrà a insegnare? Come firmare un contratto di locazione, pagare le dovute caparre ed effettuare un trasloco se, di fatto, a novembre 2015 ancora non si sa dove (e ‘se’, aggiungerei) si lavorerà per il resto dell’anno scolastico? Una situazione che pesa gravemente sullo stato psicofisico dei docenti che, nonostante tutto, ogni giorno portano a scuola la propria professionalità e il proprio impegno didattico. Le segreterie scolastiche, interrogate sulla questione, non hanno e non possono fornire alcuna spiegazione: alcune dicono che le graduatorie definitive, utili per le convocazioni annuali, arriveranno a breve, altre invece la mettono sul tragico, parlando addirittura di dicembre!

Noi, nel frattempo, cerchiamo di appoggiarci dove meglio possiamo, sperando di avere qualche parente nella provincia dove si è stati chiamati a insegnare o spendendo una barca di soldi in costosissimi B&B. E il peggio, se questo già non bastasse, deve ancora venire. A proposito di soldi infatti, caro Miur, sei capace di dare il peggio di te. Se infatti da una parte fai un gran parlare del bonus di 500 euro (quell’elemosina con la quale l’attuale governo tenta di distogliere l’attenzione da uno dei temi centrali del mondo della scuola, quello degli stipendi dei docenti, che secondo i rapporti Eurydice sono i più bassi di tutta Europa), dall’altra non hai nemmeno la premura di pagare gli stipendi ai tuoi docenti precari fuori sede e senza fissa dimora (o, in molti casi, senza dimora alcuna): ad oggi le segreterie scolastiche, interrogate sull’argomento, dicono che il primo stipendio verrà pagato, forse, intorno alla metà del mese di novembre, mentre alcuni Mef candidamente rivelano che non ci sono emissioni in vista, il che tradotto, neanche troppo approssimativamente, significa: non ci sono soldi.

Senza soldi, senza dimora, senza alcuna certezza, i tuoi docenti precari continuano a recarsi ogni mattina a scuola, prestando ugualmente il proprio servizio, perché dopo tutti i sacrifici fatti per poter un giorno insegnare sono disposti a subire qualsiasi cosa. Tu questo lo sai bene, troppo bene, e continui a mostrarti il Ministero più inadempiente della storia. Hai fatto un gran parlare della necessità di trasformare la scuola pubblica in un’azienda di Stato, aprendo al finanziamento dei privati e inserendo figure, quali il dirigente coi super poteri di nomina, valutazione e quant’altro, non troppo dissimili da quella del manager aziendale. Ebbene, sai una cosa? Quando una qualsiasi azienda privata manda i propri dipendenti a lavorare anche a poche decine di km lontano da casa propria, provvede a tutta una serie di rimborsi, quali le spese di viaggio, il vitto, a volte, se necessario, anche l’alloggio. Proprio come te, Ministero birichino, che lasci i tuoi professionisti in balia del vento, che non solo non rimborsi nulla, ma non paghi neanche gli stipendi, seguendo quel vecchio adagio che, date le circostanze, sembra calzare a pennello: armiamoci e partite!

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