Il mercato boccia i conti in rosso presentati da Fiat Chrysler mercoledì. Le azioni del gruppo guidato da Sergio Marchionne, che nel giorno della trimestrale hanno lasciato sul terreno il 2,18%, calano anche giovedì di oltre 2% a Piazza Affari. Tra luglio e settembre, Fca ha registrato una perdita di 299 milioni di euro contro l’utile di 188 milioni del terzo trimestre 2014. A pesare sono stati oneri non ricorrenti per 602 milioni di euro legati a accantonamenti fatti per tener conto del “contesto normativo” e delle campagne di richiamo di veicoli difettosi. I maggiori costi per i richiami futuri sono quantificati in 761 milioni. Le autorità statunitensi, infatti, stanno diventando più rigide nei confronti dei costruttori. E’ invece sceso di 600 milioni, da 10,8 a a 10,2 miliardi, l’indebitamento netto del gruppo guidato da Sergio Marchionne. Quello industriale è passato da 8 a 7,8 miliardi, quello finanziario da 2,8 a 2,4. In calo invece la liquidità disponibile, che al 30 settembre era di 24,9 miliardi rispetto ai 25,4 miliardi del 30 giugno scorso.
Gli accantonamenti non sono inclusi nei risultati “rettificati“, che per questo motivo risultano positivi: l’utile netto rettificato è stato di 303 milioni contro i 230 dello stesso periodo 2014. Il risultato operativo rettificato (in gergo ebit) è stato pari a 1,3 miliardi di euro, mentre nel terzo trimestre 2014 si era fermato a 968 milioni. I ricavi netti sono invece saliti a 27,5 miliardi di euro, in crescita di 3,9 miliardi, grazie agli aumenti registrati in Nord America e in Europa e Medio Oriente oltre che all’aumento delle vendite di Ferrari, compensati in parte dai cali dell’America Latina, dell’area Pacifico e delle vendite di Maserati. Non ci sono dati scorporati sulle vendite in Italia, ma il gruppo ha fatto sapere di aver visto la propria quota di mercato nella Penisola salire dello 0,9%, al 28,3%.
Un aiuto notevole per i conti di Fca arriverà comunque dalla quotazione di Ferrari a Wall Street. Non solo in termini di ricavi (quasi 1 miliardo di dollari) ottenuti dalla cessione sul mercato del 10% delle quote, ma anche sul fronte dell’indebitamento: l’anno prossimo, quando andrà in scena la scissione dalla casa di Maranello, Fca scaricherà sul Cavallino della propria esposizione facendo emettere alla società un prestito obbligazionario che sarà ripagato in parte con la sua cassa e in parte a debito. Non per niente nella nota si legge che il target dell’indebitamento netto industriale “è stato rivisto nel range 6,6-7,1 miliardi, da 7,5-8 miliardi, per tener conto delle transazioni completate in relazione all’ipo Ferrari”, e che questi importi non riflettono ancora la scissione pianificata per gennaio 2016.