Cinque milioni. Tanti sono gli stranieri che vivono in Italia e altrettanti sono gli italiani che hanno chiesto cittadinanza all’estero. Secondo quanto emerso dal “Dossier Statistico immigrazione 2015” di Idos i conti sono stati praticamente pareggiati. A fronte di 5.421.000 presenze straniere sul nostro territorio, inclusi quelli ancora in attesa di registrazione, ci sono 4.637.000 connazionali che vivono fuori dai confini del nostro territorio. E nel 2014 si è registrato un aumento importante: gli italiani che hanno deciso di fare le valigie sono stati 155mila, contro i 92mila stranieri che hanno ottenuto regolare cittadinanza nel nostro Paese. Poco più di 30mila sono stati gli immigrati in condizione irregolare rintracciati dalle forze dell’ordine e più del 50% sono stati rimpatriati. Ma gli aspetti interessanti non si fermano qui. Perché, ad esempio, secondo il rapporto, i cittadini stranieri sono più virtuosi di quelli italiani dal punto di vista penale.
Denunce penali: -6,2% quelle a carico degli stranieri, +28% per italiani – Stando ai dati, infatti, nel periodo 2004-2013 le denunce a carico dei nostri connazionali sono aumentate del 28%, mentre quelle nei confronti degli immigrati regolarmente residenti nel nostro Paese sono diminuite del 6,2%. Numeri che si riflettono anche nella situazione delle carceri, dove su 52.754 detenuti totali, gli stranieri sono il 32,6% del totale, in calo del 4% rispetto al 2010.
Aumentano le spese per l’accoglienza, ma il bilancio è positivo – Nel 2013 gli stranieri hanno portato nelle casse italiane entrate per oltre 16,5 miliardi di euro, mentre le spese destinate a coprire l’accoglienza si sono fermate a 13,5 miliardi di euro. Un bilancio positivo: lo Stato ha guadagnato 3,1 miliardi di euro.
Inoltre nel 2013 il contributo al Pil nazionale assicurato dagli occupati stranieri è stato pari a 123.072 miliardi di euro, ovvero l’8,8% del totale. Ogni anno, infatti, gli immigrati versano 7-8 miliardi di euro di contributi, ma spesso non riescono comunque a maturare il diritto alla pensione, per cui l’Inps ha stimato che finora hanno lasciato nelle casse previdenziali italiane oltre tre miliardi di euro.
Gli stranieri perdono più facilmente il posto di lavoro – Nessuna minaccia per i lavoratori italiani, anzi. I cittadini stranieri spesso fungono da ammortizzatori sociali. Accettano lavori non qualificati, sono più esposti al rischio dello sfruttamento e ben più disposti a spostarsi sul territorio. E sentono di più la crisi economica. A partire dal 2008 il loro tasso di occupazione è sceso dell’8,5%, mentre per gli italiani il calo è stato del 2,7%. Nel 2014 il numero di disoccupati stranieri è di circa 466mila unità (16,6% contro il 12,7% degli italiani). Naturalmente tutto questo si traduce nel mancato rinnovo dei permessi di soggiorno. Negli ultimi anni oltre 150mila persone sono state costrette a lasciare il territorio italiano per mancanza di un contratto di lavoro.
Il 53% degli stranieri in Italia sono cristiani – Gli immigrati che vivono in Italia e si professano cristiani sono quasi 2.700.000, a fronte di 1.600.000 musulmani. Come evidenzia anche il dossier, “è chiaramente infondata la paventata ‘invasione religiosa’, considerato che gli immigrati sono per lo più cristiani, tra i quali comunque gli evangelici, pur meno numerosi degli ortodossi, costituiscono una consistente e crescente realtà”. In regioni come Lazio, Calabria e Basilicata la quota di cristiani supera addirittura il 60%.
I più numerosi? I romeni. E cala il numero di bambini nati da genitori non italiani – Dei cinque milioni di stranieri presenti in Italia, più della metà arriva da un paese europeo e quasi il 30% da uno stato dell’Unione europea. Al momento la comunità più numerosa presente sul territorio italiano è quella romena, con oltre un milione di persone. Ci sono poi l’Albania (490.483), il Marocco (449.058), la Cina (265.820) e l’Ucraina (226.060). Un dato interessante riguarda anche il tasso di natalità dei bambini concepiti da genitori non italiani. I nati nel 2014 sono stati 75.067, ovvero il 14,9% del totale, in calo del 3,4% rispetto al 2013. E la maggior parte delle nascite sono avvenute nel Nord Italia: oltre il 65,6% a fronte dell’11,9% del meridione.