La notte del 25 luglio, Livia Barbato era in macchina con il compagno, Angelo Mormile: l'uomo fece inversione a U e dopo pochi chilometri si scontrò con un'altra macchina, guidata da Aniello Miranda, anche lui morto sul colpo. Ancora ignoti i motivi del gesto
Negli ultimi minuti della sua vita era cosciente ed era pienamente consapevole della situazione. E’ quanto emerge dall’autopsia su Livia Barbato, fotografa di 22 anni morta la notte del 25 luglio mentre si trovava in macchina con il fidanzato, il dj Angelo Mormile, che guidava in contromano sulla tangenziale di Napoli per motivi ancora ignoti. Dopo cinque km in senso vietato, si scontrarono con un’altra vettura, guidata da Aniello Miranda, operaio di 48 anni, anche lui morto sul colpo.
La ragazza quindi era sveglia ed era seduta sul sedile posteriore con le mani appoggiate sui sedili davanti. Secondo il medico fino all’ultimo tentò di proteggersi da un possibile scontro che infatti arrivò poco dopo. Andrea Raguzzino, il legale della famiglia Barbato, intervistato da Repubblica ha commentato così la notizia: “Dall’esame tossicologico è emerso che Livia aveva assunto solo alcol in quantità peraltro compatibili con una serata in discoteca anche perché, va ricordato, non era previsto che guidasse”.
Rimangono ancora da chiarire i motivi del gesto di Mormile. L’uomo, accusato di duplice omicidio volontario nell’inchiesta coordinata dal pm Salvatore Prisco, è stato interrogato una volta ad agosto senza spiegare perché decise di percorrere la tangenziale contromano. Per l’avvocato Raguzzino fu un gesto volontario: “Secondo noi questo evento tragico non può essere classificato come una morte del sabato sera. Siamo invece convinti che si sia trattato di gesto volontario, lucido, ma inspiegabile. Ci dovrà dire il processo perché tutto questo sia accaduto”.