La denuncia di Sel. Che ha scovato l'articolo incriminato nella manovra. Con cui si ampliano le competenze della Cassa depositi e prestiti. Trasformata in istituto nazionale di promozione. Con poteri anche sulla creazione di infrastrutture nuove o mancanti. Ed è scontro anche sulle penali a carico dello Stato in caso di recesso. Secondo i vendoliani non sarebbero dovute. Scotto: “Un cavallo di Troia che realizza i desiderata di Alfano e Verdini”
Il capogruppo di Sinistra ecologia e libertà (Sel) a Montecitorio, Arturo Scotto, non ha dubbi: “C’è un cavallo di Troia nascosto nella Legge di stabilità”. Che nel marasma di articoli, commi e rinvii a leggi e regolamenti contenuti nelle prime bozze del provvedimento, sarebbe passato pure inosservato. Se i deputati di Sel non se ne fossero accorti, denunciandone la presenza e, soprattutto, l’obiettivo: accelerare nella costruzione del Ponte sullo Stretto attraverso il coinvolgimento diretto di Cassa depositi e prestiti (Cdp), società controllata dal ministero dell’Economia e partecipata al 18,4% dalle fondazioni bancarie, nella realizzazione dell’opera.
PONTE IN CASSA – La norma ‘incriminata’, secondo i vendoliani, si anniderebbe nel quinto comma dell’articolo 41 (Investimenti europei e Istituto nazionale di promozione) della Legge di Stabilità. Che attribuisce alla Cdp la qualifica di “istituto nazionale di promozione” in attuazione del recente regolamento comunitario relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis). Equiparandola a quelle “entità giuridiche che espletano attività finanziarie su base professionale, cui è stato conferito un mandato da uno Stato membro o da un’entità di uno Stato membro, a livello centrale, regionale o locale, per svolgere attività di sviluppo o di promozione”. In sostanza – è questa l’obiezione di Sel – la mission della Cassa depositi e prestiti verrebbe ampliata, attribuendole anche la funzione di “svolgere attività di sviluppo o di promozione in relazione al Feis”. Un fondo finalizzato a sostenere, tra l’altro, “progetti per lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto” attraverso “la creazione o la dotazione di nuove infrastrutture o di infrastrutture mancanti”. Anche “aggiuntive” rispetto a quelle previste dalla Rete di trasporto trans-europea, dalle quali “il ponte sullo Stretto appare attualmente escluso”. Un’obiezione che i deputati di Sel sollevano in un’interrogazione parlamentare (primo firmatario Scotto) al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e ai ministri dell’Economia e delle Infrastrutture, Piercarlo Padoan e Graziano Delrio. Proprio per chiedere conto, innanzitutto, “dell’inserimento nell’ambito del disegno di legge di stabilità 2016” delle “proposte relative alla richiesta di accelerazione sul progetto del Ponte sullo Stretto”.
PENALI DELLA DISCORDIA – Ma le perplessità di Sel riguardano anche un altro aspetto. Quello delle eventuali penali che lo Stato dovrebbe pagare nel caso di abbandono del progetto. “Uno dei principali motivi addotti dal ministro dell’Interno (Angelino Alfano) per sostenere la realizzazione dell’opera – si legge nell’interrogazione – è che, piuttosto che pagare delle penali, sarebbe preferibile costruire il ponte”. Eppure, le principali associazioni che da sempre vigilano sulla discussa infrastruttura (Fai-Fondo ambientale italiano, Italia Nostra, Legambiente, Man-Associazione ambientale per la natura e Wwf), sottolineano i deputati di Sel, ritengono “che non debba essere pagata nessuna penale”. E già un anno fa avevano inviato una lettera al premier Renzi e all’allora ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, per chiedere un incontro proprio per affrontare la questione. Una lettera con la quale informavano il governo che, dagli incontri avuti con il commissario liquidatore della società Stretto di Messina, Vincenzo Fortunato, con il capo di gabinetto del ministro delle Infrastrutture, Giacomo Aiello, e con l’allora responsabile della Struttura di missione del dicastero di Porta Pia, Ercole Incalza, era emersa “la comune convinzione” che l’abbandono del progetto non avrebbe comportato alcuna penale a carico dello Stato.
PROGETTO INCOMPLETO – Non solo. Dal momento della consegna da parte del general contractor (Eurolink, l’Associazione temporanea di imprese capeggiata da Impregilo che nel 2005 vinse l’appalto per la costruzione del ponte) a Stretto di Messina spa del “progetto definitivo completo di tutti i documenti e delle integrazioni eventualmente richieste”, il contratto stipulato nel 2006 stabilisce, in caso di inadempienza, l’obbligo di versare ad Eurolink “solamente le prestazioni correttamente eseguite al momento del recesso, nonché un aggravio del 10% rispetto alla somma totale delle prestazioni”. Secondo i deputati di Sel “il progetto definitivo non può essere considerato ‘completo’ se mancano le integrazioni” relative all’ulteriore fase della procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale). Una situazione che non cambia neppure per effetto dell’atto integrativo del 2009 al contratto del 2006, che introduce la nuova fattispecie di “progetto definitivo dell’opera intera”, riducendo, in caso di recesso, dal 10 al 5% l’indennizzo per le spese sostenute, in aggiunta al pagamento delle prestazioni già eseguite, in favore di Eurolink. Ma, progetto “completo” o progetto “intero” che sia, la sostanza resta la stessa: mancando sia l’uno che l’altro, si sostiene nell’interrogazione, a carico dello Stato “non c’è alcuna penale da pagare”. Altro aspetto imoprtante della vicenda è che, alla richiesta di un incontro avanzata dalle associazioni ambientaliste il governo non ha mai dato risposta.
STRANA COPPIA – A sorprendere i deputati di Sel è stata, però, anche un’altra circostanza. Sottolineata con un ulteriore quesito al governo: come è stato possibile passare tanto rapidamente dalle posizioni espresse dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, disponibile a rivalutare l’opportunità del progetto del Ponte sullo Stretto, “al celere affidamento del compito di valutare il progetto alla Cassa depositi e prestiti”? E il sospetto di Scotto è quasi una certezza: “Il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano ha ottenuto il via libera ad una mozione votata in Parlamento che impegna il governo a prendere in considerazione la realizzazione dell’opera, sebbene per via ferroviaria – spiega a ilfattoquotidiano.it –. E, allo stesso tempo, tra i pizzini inviati da Denis Verdini al premier Matteo Renzi sulla Legge di Stabilità, è spuntata in cima alla lista la richiesta di rispolverare il Ponte sullo Stretto”. Insomma, una convergenza di centro-destra, quella tra Ncd e Ala, all’interno di una maggioranza teoricamente di centrosinistra, a tirare i fili della discussa infrastruttura. “Il tutto, mentre con una norma sulla Cassa depositi e prestiti, che ne cambia la mission riducendo l’autonomia di decisione del ministero delle Infrastrutture – conclude il capogruppo alla Camera di Sel – si infila nella Legge di Stabilità un cavallo di Troia che potrebbe aprire la strada ai desiderata della strana coppia Alfano-Verdini”.
Twitter: @Antonio_Pitoni