La fotografia scatta dall'osservatorio turistico regionale immortala la fine dell'idillio tra la piadina e la vodka. Colpa della svalutazione del rublo e di un cambio poco favorevole, che non incoraggia ad abbandonare Mosca. Ma anche della crisi in Ucraina
Addio Russia, benvenuta (di nuovo) Germania. La Riviera romagnola cambia pelle e bandiera, per tornare a puntare sul tradizionale turismo europeo. Dopo anni di crescita e di affari in salsa moscovita, infatti, l’estate del 2015 ha visto il crollo degli arrivi dall’ex Unione Sovietica. Tradotto in numeri significa 400mila russi in meno rispetto all’anno precedente, quando avevano sfiorato i 900mila. La fotografia l’ha scattata l’osservatorio turistico regionale, nato dalla collaborazione tra la Regione e Unioncamere, che ha presentato i dati relativi al periodo che va da gennaio a settembre di quest’anno.
Secondo lo studio, il mercato russo si è dimezzato, facendo registrare un calo del 45,8%. Più che una diminuzione, si potrebbe definire un tonfo, se si considera che negli ultimi anni le spiagge dell’Adriatico si erano riempite di comitive e famiglie russe: un milione di persone nel 2012, nella sola provincia di Rimini. Un vero e proprio boom, che aveva anche cambiato il volto dei negozi e dei ristoranti, portando cartelli, pubblicità e menù in cirillico studiati apposta per le esigenze degli ospiti arrivati da lontano. Il turismo russo era apparso come un’ancora di salvataggio nel periodo più buio della crisi, quando di italiani negli stabilimenti romagnoli se ne contavano sempre meno anno dopo anno.
I segnali di un’inversione tuttavia di tendenza si erano già visti nel 2014, quando gli arrivi avevano subito una brusca frenata ed erano passati da un +18% del 2013, a un +2%. Sedici punti lasciati sulla strada tra l’Europa e il Cremlino, percorsa da tensioni e sanzioni economiche. Oggi l’idillio tra la piadina e la vodka si può dire finito. Colpa della svalutazione del rublo e di un cambio poco favorevole, che non incoraggia ad abbandonare Mosca (oggi 1 euro vale 71 rubli, ma nell’estate nel 2011 ne valeva 40). Ma anche della crisi in Ucraina.
La Romagna però ha retto il colpo: da gennaio a settembre la Riviera ha registrato un incremento del 9,6% degli arrivi, e del 5,4% delle presenze. Per quanto riguarda gli stranieri, nonostante il crollo del mercato russo il segno è rimasto positivo, seppure con numeri non esaltanti: gli arrivi sono aumentati dell’1,6% e le presenze dello 0,3%. Se si guarda il quadro al netto del movimento dalla Russia, le percentuali d’incremento si alzano e arrivano al 10% per gli arrivi e al 6,1% per le presenze.
Sono aumentati in particolare i turisti “tradizionali”, quelli provenienti dall’Europa continentale: oltre ai francesi (+8,9%), agli svizzeri (+2,1%) e agli olandesi (+3,7%), c’è stato il ritorno dei tedeschi (+1,8%), grandi appassionati della Romagna da sempre, e solo ultimamente sorpassati dai russi. Non a caso, dei 10milioni di euro di investimenti regionali previsti per la promozione delle località emiliano romagnole, un milione sarà dirottato sul mercato tedesco. “Un focus – ha spiegato l’assessore al Turismo, Andrea Corsini – utile per cogliere e rilanciare la ripresa che c’è stata”.
Se si guarda ai ricavi, l’aumento delle presenze italiane e internazionali e la crescita dei prezzi durante l’alta stagione hanno dato vita a un giro d’affari superiore a quello dello scorso anno, con una crescita che si aggira intorno al 5-7% . “Nel complesso – si legge nel comunicato diffuso dalla Regione – le cifre della stagione estiva 2015 indicano per la Riviera un inalterato livello di attrattività”.
Il lavoro di monitoraggio dell’Osservatorio però non ha toccato solo la Romagna, ma tutta la regione, da Piacenza a Riccione. E i risultati fanno ben sperare gli operatori del settore: in 9 mesi i turisti sono aumentati del 3.6% rispetto all’anno scorso. Significa che le località predilette per vacanze e week end di svago hanno accolto in 9 mesi 43 milioni e mezzo di persone. Nel 2014 erano 42. Anche gli arrivi hanno segno positivo: 5,8% in più rispetto allo scorso anno, quindi dai 7,3 milioni del 2014 si è passati ai 7,7 del 2015.