Terzo dibattito tv sulla Cnbc degli aspiranti repubblicani alla Casa Bianca: Bush cade su questioni economiche, Trump è nervoso e Rubio il migliore. Tutti, però, sono uniti da un unico bersaglio: l'ex first Lady. Che, almeno per ora, corre incontrastata verso la presidenza
Il migliore è Marco Rubio ma, in fondo, non brilla nessuno sul palco di Boulder, in Colorado. Nè il magnate Donald Trump nè l’ex chirurgo Ben Carson, né tanto meno Jeb Bush, che ancora una volta sembra aver perso una grande occasione per risalire la china e guadagnare una posizione da protagonista. Ma se i candidati repubblicani alle presidenziali americane 2016 non convincono durante il loro terzo dibattito tv – andato in onda sulla rete finanziaria Cnbc e dedicato prevalentemente alle questioni economiche – hanno ben chiaro quale sia il bersaglio comune: Hillary Clinton. L’ex first lady, candidato di punta del partito democratico, corre verso la Casa Bianca senza incontrare – almeno finora – nessun candidato in grado di contrastare la sua corsa verso Washington. E il nome di punta dei democratici commenta il dibattito con ironia su Twitter.
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— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 29 Ottobre 2015
Ogni candidato dal palco attacca Clinton. “E’ una bugiarda che viene protetta dai media”, dice il giovane senatore della Florida, Marco Rubio mentre l’ex numero uno del gigante hi tech Hp, Carly Fiorina, in quanto donna che ambisce alla Casa Bianca, aggiunge: “Io sono il peggiore incubo di Hillary“. E definisce “ipocrite” le politiche avanzate dalla rivale dem sulle donne. I candidati, di fronte alle domande specifiche dei giornalisti sui principali temi di economia e finanza, mostrano i loro limiti. E numeri alla mano e calcoli fatti per l’occasione sulle singole proposte dei candidati mettono in difficoltà i protagonisti sul palco, inclini a smarcarsi dal pressing dei moderatori. Incluso Jeb Bush, che non sembra in grado si sfruttare quella che dovrebbe essere una sua maggiore competenza in materia di ricette economiche, avendo governato un grande stato come la Florida.
Decisamente meglio ha fatto il suo ex delfino Marco Rubio, a cui l’establishment del partito guarda con sempre maggiore attenzione, considerandolo come la possibile alternativa a Jeb. La stessa valutazione che starebbero compiendo i principali finanziatori e grandi donatori della campagna elettorale repubblicana. Rubio non ha avuto alcun riguardo per il suo ex ‘maestro’, replicando con durezza alla richiesta di dimissioni da senatore: “O partecipi ai voti in Congresso o lasci”, ha detto Bush. Ma Rubio gli ha risposto a tono non cadendo nella provocazione.
E se i media Usa a caldo danno la sufficienza anche al beniamino dei Tea Party, Ted Cruz, e al governatore del New Jersey, Chris Christie, insolitamente tranquillo è apparso il vulcanico ed eccentrico Donald Trump, che mostra qualche segno di nervosismo solo quando il moderatore gli chiede se molte delle sue proposte – dal muro per gli immigrati al confine con il Messico alla sua ricetta sulle tasse – non sembrino prese più da un libro dei fumetti che da un programma elettorale: “Non è una domanda molto carina da porre”, perde le staffe il magnate newyorkese. Poi rilancia una delle sue idee più provocatorie: basta alle “gun-free zones” negli spazi pubblici, perché “sono solo l’obiettivo di squilibrati mentali”. Un’affermazione fatta nell’auditorium della università del Colorado dove a tutti è permesso girare con armi.