In arrivo la tredicesima edizione del Gender Bender, il festival diretto da Daniele Del Pozzo e “dedicato alle rappresentazioni del corpo e delle identità di genere” – come si legge nel comunicato di presentazione – e che offrirà alla città di Bologna, dal 31 ottobre all’8 novembre, un vasto e ricco programma a base di teatro, cinema, dibattiti, incontri letterari e laboratori creativi. La manifestazione è organizzata dal Cassero Lgbt, l’associazione bolognese che da oltre trent’anni “realizza progetti dedicati alle differenze di orientamento sessuale e identità di genere” e che “sostiene l’autodeterminazione e mette in campo azioni di contrasto contro stereotipi e discriminazioni”.
Un appuntamento ormai consueto per la città, che si svolge lontano da polemiche di sorta e sostenuto dalle istituzioni comunali e dalla Regione Emilia Romagna, che riconoscono la grande valenza culturale della manifestazione. «Nel giro di pochi anni la parola Gender, e le riflessioni ad essa connesse, sono diventate tra le chiavi di lettura privilegiate per l’osservazione e la comprensione delle grandi trasformazioni sociali e culturali della contemporaneità» dichiara Daniele Del Pozzo, per il quale questo cambiamento culturale non certo è un fenomeno spontaneo. Il tema, «apparentemente considerato per “addetti ai lavori”» è «effettivamente diventato, anno dopo anno, uno dei punti principali dell’agenda sociale e politica dei diversi Paesi, oltre che la cartina di tornasole con cui misurare il grado di inclusione sociale e la piena realizzazione delle persone e della loro felicità. Su questo, Gender Bender da anni dà il suo piccolo contributo».
Il festival offre alcune chiavi di lettura e punti di vista sulle questioni riguardanti l’identità e l’orientamento sessuale. Non dunque imposizione dall’alto di un’ideologia – secondo l’errata narrazione del concetto stesso di “gender”, perpetrato dalle solite organizzazioni contrarie all’affermazione dei diritti delle persone Lgbt nel nostro Paese – ma libera offerta culturale che fornisce spunti di riflessione, che pone l’individuo di fronte alle sue più intime contraddizioni e che ha come fine la liberazione dell’uomo in relazione al proprio io più vero e al raggiungimento della propria felicità.
A tal fine, il festival proporrà i lungometraggi Grandma di Paul Weitz, con Lily Tomlin, che narra di una delicata relazione familiare tra una nonna lesbica e la nipote che si scopre incinta e non sa come affrontare la gravidanza, e Dope di Rick Famuyiwa, storia che tocca il tema del razzismo. Si presenteranno i meravigliosi documentari Gayby baby di Maya Newell, sulla vita di quattro adolescenti australiani (tutti in famiglie arcobaleno) che seguono i genitori nelle loro battaglie e raccontano la questione dal loro punto di vista, e Gardenia before the last curtain falls, lo straordinario racconto di un gruppo di transessuali e drag queen che, all’età di 60-70 anni, hanno deciso di rimettersi in gioco interpretando un musical en travesti che dà il nome alla pellicola. E, ancora, sarà in programma The Law, biografia di Simone Veil, la ministra francese che si batté per l’approvazione dell’interruzione volontaria di gravidanza nel suo paese. Per chi ama il divertimento notturno, ancora, il Festival farà ballare i suoi ospiti al Cassero Lgbt, in ben quattro appuntamenti in salsa underground, a cominciare dall’Halloween Party del 31 ottobre.
Una perfetta mediazione tra riflessione, cultura e tempo libero: questo propone il Gender Bender 2015, con un punto d’osservazione privilegiato al “rapporto tra individuo e società” e “quello tra tradizione e innovazione”, le due principali chiavi di lettura di questa edizione. Perché non possiamo essere noi stessi e noi stesse al di fuori di un contesto sociale in cui proiettare e lasciare interagire la parte più vera di cui siamo portatori e portatrici. E perché non c’è progresso sociale e, quindi, civile e democratico se non riusciamo a introdurre elementi di novità in un milieu che è chiamato a rispondere alle nuove sfide sul campo dei diritti, del rapporto con le diversità, dell’autodeterminazione. La questione Lgbt si muove politicamente su questo binario. Bologna, con il Gender Bender, ha il merito di aver reso questa battaglia un fatto anche di cultura.