Lo Stato Islamico ha perso il suo regista del terrore. Abu Talha al-Amani, nato Denis Cuspert e in arte Deso Dogg, è stato ucciso in un raid della coalizione occidentale vicino a Raqqa, in Siria. A confermarlo è la portavoce del Dipartimento della Difesa americano, Elissa Smith. Muore così una delle figure più importanti per l’ascesa e il rafforzamento dello Stato Islamico a livello internazionale: colui che ha fondato al-Hayat, una delle prime case di produzione che ha diffuso i video con i quali gli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi facevano propaganda al jihad, soprattutto per reclutare stranieri. È lui, l’ex rapper di Kreuzberg, quartiere di Berlino, che ha portato davanti agli occhi del mondo intero le immagini delle vittime dell’autoproclamato Califfato.
“Posso confermare che il 16 ottobre è stato ucciso Denis Cuspert in un raid nei pressi di Raqqa”, ha dichiarato Smith dopo che la Cnn, citando fonti statunitensi, aveva diffuso la notizia della morte del 39enne di origine tedesca. Della sua scomparsa, però, si era già parlato nell’aprile del 2014, quando i media tedeschi annunciarono la sua uccisione in seguito a un attacco suicida compiuto dai miliziani islamisti rivali di Jabhat al-Nusra. Di lui si sono perse le tracce fino all’aprile del 2015, quando il reclutatore dello Stato Islamico è tornato davanti alla videocamera con un video rap dal titolo “We want your blood”.
Cuspert, entrato a febbraio nella lista dei terroristi del Dipartimento di Stato, era apparso in diversi video: in uno teneva la testa di un uomo decapitato dai jihadisti, in un altro aveva minacciato direttamente la Germania: “In Francia sono arrivati i fatti. In Germania i dormienti aspettano”, diceva, mentre nel filmato scorrevano le immagini degli attentatori di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo e al supermercato kosher. “Anche se sei in Germania, fai la tua jihad”, cantava.
Gli inizi da rapper in Germania, poi la conversione
Denis Mamadou Gerhard Cuspert nasce a Kreuzberg, distretto multietnico e alternativo di Berlino nel 1975, da madre tedesca e padre ghanese. È proprio nella fervente scena musicale del quartiere, sviluppatosi lungo il muro che divideva la città, che nasce e cresce professionalmente Deso Dogg. Presto, il giovane Cuspert si farà spazio tra i rapper tedeschi, pubblicherà alcuni videoclip e diventerà un artista conosciuto soprattutto nella capitale.
Lo stile di vita è quello stereotipato del rapper di strada, fatto di eccessi che poi trovano spazio nei testi delle sue canzoni. Uno stile di vita che, però, Cuspert rinnega quando, nel 2010, inizia a frequentare un reclutatore di al-Qaeda. Il 39enne, convertitosi già qualche anno prima, inizia così il suo processo di radicalizzazione: cambia il suo nome in Abou Maleeq e nel 2011 vola in Egitto per unirsi a una cellula di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi), occupandosi da subito di propaganda.
La Guerra in Siria e il passaggio allo Stato Islamico
Di Abou Maleeq si perdono le tracce fino al 2013, quando compare in un video in cui combatte al fianco dei ribelli islamisti siriani contro il regime di Bashar al-Assad, probabilmente insieme a coloro che, un anno dopo, avrebbero seguito Abu Bakr al-Baghdadi nella scissione da al-Qaeda, dando vita al Califfato. Il messaggio contenuto nel video è sempre lo stesso: unitevi al jihad per combattere il regime apostata di Damasco. Da questo momento in poi, Cuspert appare i diversi filmati di propaganda islamista.
L’estate del 2014 segna il punto di svolta per la sua “carriera” all’interno del gruppo terroristico e anche per la comunicazione di Isis: Abou Maleeq, forse già diventato Abu Talha al-Amani, fonda al-Hayat, una delle prime case produttrici del Califfato. Con video di alta qualità, riprese e montaggi affidati a mani esperte e molto sangue da versare di fronte alla videocamera, l’ex rapper tedesco inaugura la Call of Duty Jihad: la diffusione dei messaggi estremisti con un linguaggio tipico dei media e dei videogiochi occidentali. La capacità comunicativa e il linguaggio attrattivo per gli aspiranti jihadisti oltre confine fanno dei suoi video un marchio di fabbrica dello Stato Islamico che porta alla corte di al-Baghdadi decine di migliaia di nuovi combattenti.
Subito dopo la nascita della sua creatura, però, di Abu Talha al-Amani si perdono presto le tracce. I media tedeschi lo danno per morto già da aprile, ma il suo profilo Twitter rimane attivo fino a giugno. Poi, il silenzio. Il reclutatore di Isis viene dato per morto, ma continua a lavorare dietro la scena, contribuendo alla diffusione di nuovi video propaganda, riprese di uccisioni e di veri e propri film prodotti dallo Stato Islamico. Fino a quando, ad aprile 2015, torna sulla scena con un nuovo videoclip musicale che lo vede protagonista: “We want your blood”. Nel video, Abu Talha al-Amani torna a minacciare gli apostati e l’Occidente, dicendo che “lo Stato Islamico vuole il loro sangue” e invitando i jihadisti sparsi in Europa a colpire, nell’auspicio di una Charlie Hebdo tedesca. Un piano che Cuspert non vedrà mai portare a compimento: le bombe della coalizione occidentale hanno di nuovo colpito Raqqa, la capitale del Califfato, e hanno tolto a Isis il suo regista del terrore.
Twitter: @GianniRosini