L’ipotesi di vedere i test dei razzi Vega a Porto Torres, cittadina del nord Sardegna, è concreta. L’azienda aerospaziale Avio ha chiesto che le due piattaforme dove testare il lancio di satelliti artificiali nello spazio siano ospitate nella città amministrata da giugno scorso dal Movimento 5 Stelle. Il sindaco grillino Sean Wheeler, rispondendo in consiglio comunale a un’interrogazione, ha ribadito che non c’è ancora nessuna autorizzazione, ma ha dato la prima conferma ufficiale dell’esistenza del progetto in terra sarda. Questo è bastato per scatenare le polemiche sul territorio. I primi a lanciare l’allarme sui rischi ambientali e per la salute sono stati un gruppo di tecnici che hanno inviato una lettera aperta alla stampa: “Apprendiamo sgomenti delle trattative in corso”, scrivono gli stessi esperti che hanno già lavorato e analizzato l’effetto dei test civili nel Poligono sperimentale Salto di Quirra, sud-est dell’isola. Lì fino al 2009 venivano svolti esperimenti simili necessari per trasferire in orbita bassa satelliti per uso istituzionale e scientifico. Poi è stato deciso il trasferimento dei test nella Guyana francese, sull’oceano Atlantico, e ora, di fatto, l’inchiesta della Procura di Lanuseie il relativo processo in corso per disastro ambientale  – tracciano dei vincoli stretti attorno alla base militare.

Per il momento a Porto Torres si registra un via vai di contatti con tecnici e ingegneri Avio, titolari del piano avveniristico da 40 milioni di euro e decine di posti di lavoro. Trattative avviate, quindi, per conto dell’Agenzia spaziale italiana e di quella europea con il patrocinio del Dass, distretto aerospaziale della Sardegna (supportato anche da Regione e università sarde). La prima conferma della nuova piattaforma è arrivata dalla risposta del sindaco a un’interrogazione in consiglio comunale a fine settembre. Un atto formale che, dalla provincia, ha fatto balzare il triangolo di industrie in dismissione nel panorama europeo. Ebbene, proprio in quella occasione, Wheeler ha dato le prime scarne informazioni. La proposta dell’Avio era stata effettivamente presentata prima in Regione, poi al Comune. Il gigante del settore aerospaziale è a caccia di 38 ettari e li avrebbe individuati in una proprietà Syndial (ex Eni), uno dei luoghi più inquinati d’Italia, tanto da meritare l’etichetta Sito di interesse nazionale – con bonifiche milionarie programmate, ma ancora da attuare.

Sui test sperimentali a Porto Torres fino a quel momento non c’era stato nessun confronto pubblico. Anche per questo la risposta del sindaco che ha confermato il progetto e non si è detto di primo acchito contrario ha creato numerose polemiche. “La decisione certamente non calerà dall’alto”, ha precisato Wheeler, “ci confronteremo con gli esperti del settore, pretenderemo di ricevere non proposte ma progetti dettagliati e ascolteremo la comunità”. Al momento, comunque, bocce ferme. “Non ci sono novità sostanziali”, ha aggiunto a ilfattoquotidiano.it. “Era in programma un incontro a inizio ottobre, ma poi è slittato. Mi era stato presentato come un progetto all’avanguardia, come un motore che va, banalmente, a metano. Ma mancano dettagli tecnici e il progetto stesso”.

Durante il Consiglio comunale (qui il link allo streaming) Wheeler si era limitato a illustrare ciò che gli ingegneri Avio avevano riferito sul motore di nuovissima generazione: “Le emissioni e i componenti dei gas di scarico di questi reattori rimarranno nell’ambito dei 300 metri dal punto di accensione”. Due i tipi di carburante: liquido e solido. In particolare aveva detto: “Per quanto riguarda il carburante liquido le emissioni di CO2 saranno pari a quelle di un centinaia di Panda a metano che percorrono 20mila chilometri. I test 16 all’anno”. Diverso il caso del carburante solido, per cui è previsto un solo lancio nei 12 mesi. Anche in questo caso la quantità di ipoclorito sarebbe la stessa necessaria “per sanificare 40 piscine”.

Tra i primi a prendere posizione ci sono stati appunto i con­su­lenti tec­nici nell’inchiesta e nel pro­cesso sul disa­stro ambien­tale avve­nuto nell’area del Poli­gono di Quirra. I quattro (Mas­simo Coraddu, Basi­lio Littarru, Lucio Triolo, Mas­simo Zucchetti) hanno divulgato un appello corredato da dati scientifici per mettere in guardia dai rischi per la salute. Si tratta di risultati inclusi nei fascicoli della Procura di Lanusei sui precedenti test nell’isola. “Sono allibito per una simile proposta”, ha commentato uno dei firmatari, il fisico Coraddu, a ilfattoquotidiano.it. “Basta guardare i dati scientifici. Cosa significa bruciare in pochissimo tempo il combustibile necessario per far partire un razzo? Si parla di concentrazioni altissime di polveri sottili, senza contare il rischio comunque elevato di esplosione. Stiamo parlando di prototipi”. E ancora: “L’area potenzialmente indicata ha solo un raggio di cinque chilometri dalla cittadina e dalla centrale elettrica di Fiume Santo. Ci sarà pur un motivo se questi test li facevano in Sud America, dall’altra parte del mondo”.

Sull’argomento è stata presentata un’interrogazione alla Camera del deputato Sel, Michele Piras: “I test in questione sono pericolosi per un territorio già degradato, non certo da considerare un’area perduta e irrecuperabile, destinata a ospitare attività pericolose e inquinanti che non possono essere svolte altrove”. Piras ha anche attaccato l’amministrazione M5S per “inaspettata doppiezza rispetto agli annunci elettorali e agli impegni presi con la cittadinanza”.

Il video lancio motore Zefiro 23 effet­tuato a Quirra nel 2008:

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