L'ex cavaliere firmò una fideiussione legata a un prestito all'ex cognata per una casa da sogno a Cannes. Ora la banca vuole rientrare
La somma non è di quelle che si mettono insieme da un giorno all’altro, visto che sfiora i 9 milioni di euro. Ma chi si era offerto di garantirne il recupero con una fideiussione è Silvio Berlusconi: basterebbe fare valere gli impegni presi dall’ex Cavaliere per avere subito indietro i soldi, ma al Monte dei Paschi di Siena la cosa deve aver creato più di un imbarazzo, visto che la banca ha deciso di rivalersi su quella che un tempo era sua cognata, Antonella Costanzo, la seconda ex moglie del fratello Paolo. Con minaccia di pignorare i suoi beni. È vero, il prestito da cui tutto è partito era andato a lei, perché si comprasse una delle più belle ville di Cannes. Ma qui fanno finta che l’ex Cavaliere non c’entri nulla.
Eppure è stato proprio Silvio a firmare nel 2007 una fideiussione a favore del Monte dei Paschi per una somma di 7,2 milioni di euro, in un secondo momento elevata fino a 8,3 milioni. Il tutto serviva a garantire una linea di credito a favore dell’ex cognata che con i soldi ricevuti in prestito ha comprato una villa in Costa Azzurra. Non una villa qualsiasi, ma Villa Lampara: 500 metri quadrati di lusso circondati da 2mila metri di giardino, con tanto di piscina. La stessa dimora costruita dal marchese George De Cueves, marito di una Rockefeller, Margaret per la precisione. Le cronache se ne sono occupate anche quattro anni fa, quando raccontavano che la villa era stata messa in vendita, addirittura per 20 milioni di euro. A un certo punto se n’era occupato anche Alessandro Proto.
Prima di finire nei guai e prima che diverse sue bufale venissero scoperte: il finanziere e immobiliarista aveva fatto uscire la notizia sul Corriere, condita con l’interessamento di Vanessa Paradis, attrice francese allora compagna di Johnny Depp. “La metto in vendita a malincuore – aveva dichiarato per l’occasione la Costanzo -. Entrati a Villa Lampara, io e mio cognato abbiamo avuto la pelle d’oca: ogni particolare qui ha un sapore antico e importante, dalle statue al grande camino, dai muri costruiti con pietre portate da un convento spagnolo alla vista meravigliosa sulle isole Lerins”.
Alla fine la villa non fu venduta, forse il prezzo era troppo alto. Pare però che da qualche mese sia di nuovo sul mercato. Ma anche se questa volta si trovassero gli acquirenti giusti, per la Costanzo non sarebbe così facile venderla. Perché il Monte dei Paschi ci ha fatto mettere sopra una bella ipoteca, dopo che ha ottenuto l’ok dal tribunale a un decreto ingiuntivo contro di lei. È il primo passo verso il pignoramento a cui la banca si prepara per rientrare in possesso dei soldi prestati, che con gli interessi oggi sono saliti a quasi 9 milioni di euro.
Qualche mese fa la banca ha deciso di volerli indietro tutti. E ora potrebbe puntare a pignorare anche il conto corrente della Costanzo e l’assegno di mantenimento che le passa Paolo Berlusconi. Per non parlare delle altre cose su cui la banca ha fatto mettere un’ipoteca qui in Italia, per un valore ipotizzato in 4 milioni di euro. E cioè su un appartamento a Milano della Costanzo e sul suo diritto di usufrutto su qualche altro immobile di proprietà dei figli suoi e di Paolo, Davide Luigi di 33 anni e Nicole di 27. Che rischiano così di trovarsi come usufruttuaria delle loro proprietà non più la madre, ma una banca.
A guardare gli archivi degli atti notarili, si scopre che non è la prima volta che Davide Luigi e Nicole hanno a che fare con le ipoteche, visto che risulta ipotecata anche la villa che hanno in Sardegna, quella che per volere dello zio è stata battezzato Dolcedrago come la sua holding immobiliare. Ma tornando al Monte dei Paschi, una domanda è d’obbligo: se l’obiettivo è quello di recuperare quanto prima il credito, perché non si chiede nulla a Silvio Berlusconi, l’unico che sul prestito ha messo una garanzia? Con una fideiussione i soldi si possono riavere indietro subito.
“Nell’esercitare le attività di recupero – rispondono da Siena – la banca agisce in tutti i casi, senza eccezione alcuna, secondo criteri oggettivi di legalità, diligenza e correttezza e, parimenti, con le modalità che ritiene più efficaci per il recupero, sempre soltanto sulla base delle norme applicabili, della prassi e dell’esperienza professionale”. Contenti loro. E con buona pace degli azionisti della banca.
Da il Fatto Quotidiano di venerdì 30 ottobre 2015