Mario Mantovani, il vicepresidente della Regione Lombardia arrestato lo scorso 13 ottobre per concussione, corruzione e turbativa d’asta, per il momento ha deciso di non togliere il disturbo dal Consiglio regionale lombardo. Si è dichiarato “autosospeso”, ma quella è una posizione che istituzionalmente non esiste per cui, nella forma, continua ad occupare uno scranno, anche se quella sedia resta vuota. Nelle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013 Mantovani è risultato in assoluto il più votato, con 12.957 preferenze, e il primo della lista del Popolo delle libertà che portò in Consiglio cinque persone. Il primo dei non eletti è stato Luigi Pagliuca che oggi scalda i motori per subentrare, ma solo nel caso l’ex vicepresidente rassegnasse le dimissioni. Il fatto è che questa sembra essere una prospettiva ben lontana dal presentarsi in tempi brevi.
Milanese, 49 anni, Pagliuca è un libero professionista. È un contabile ed è stato chiamato a ricoprire la presidenza della Cassa previdenziale dei ragionieri commercialisti. “Porterei nel fare politica in Regione Lombardia quel senso forte di praticità che noi liberi professionisti abbiamo sviluppato per motivi di lavoro. Se non ragionassi in questo modo, ovvero per risultati, la pagnotta a casa a fine mese non la porterei affatto. Ma è questo che manca oggi alla politica, una maniera pragmatica di ragionare e affrontare i problemi che vanno risolti, come quello dell’occupazione e in particolar modo quella giovanile”.
Dalle parole del non eletto consigliere regionale di Forza Italia si potrebbe concludere che sia un peccato avere oggi a Palazzo Lombardia un posto vacante: lì dentro manca chi potrebbe avere idee nuove e magari nuove soluzioni per risolvere una questione di emergenza come la mancanza di lavoro per i giovani. Mantovani però ha deciso di non lasciare spazio a Pagliuca. Che tiene comunque a precisare: “Non mi si metta in bocca la frase che io voglia a tutti i costi le dimissioni di Mantovani. Io non sono uno sciacallo. In più credo che faccia bene l’ex vice presidente a non andarsene affatto. Perché se, come gli auguro e ne sono certo, un domani si scoprisse che è innocente avrebbe mancato di rispetto ai propri elettori perdendo il posto che in così tanti si auguravano occupasse”.
Del resto i lavori in Regione Lombardia sembrano andare avanti anche con un consigliere di meno. “Ma anche questo – aggiunge Pagliuca – è un ragionamento che non mi piace. Sembra dire che l’attuale numero dei consiglieri sia eccessivo e che quindi quell’ente possa essere benissimo ridimensionato”. Per Pagliuca la questione sembra assumere i toni dell’interrogativo amletico: essere o non essere un consigliere regionale? Chiedere o non chiedere esplicitamente le dimissioni dell’incarcerato Mantovani?
Al contabile milanese non resta che consolarsi dell’attuale carica di consigliere comunale a Milano, ma di opposizione. Del resto quel ruolo, eventualmente, non gli precluderebbe affatto la Regione, come insegnano altri consiglieri dal doppio incarico, sempre di destra e con scranno sia a Palazzo Marino che a Palazzo Lombardia: Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) e Giulio Gallera (Forza Italia). Tutto alla fine si aggiusta.