I killer di camorra risarciranno il Comune di Casal di Principe: per la prima volta è stato riconosciuto il danno all’immagine per il singolo omicidio commesso sul territorio comunale. Proprio nel feudo del clan dei Casalesi. Lo ha stabilito il Tribunale di Napoli a conclusione del rito abbreviato nell’ambito del processo per l’uccisione di Giliberto Cecora, avvenuta il 16 marzo del 1994 nel paese in provincia di Caserta. La faida era quella di Gomorra. E per quel delitto i sicari verseranno 30mila euro nelle casse comunali. Il giudice ha dato seguito alla richiesta dell’ente, guidato dal sindaco Renato Natale, che a maggio scorso si era costituito parte civile. La motivazione? “Le condotte criminali hanno provocato danni inestimabili sia per l’ente che per ogni singolo cittadino che ancora oggi viene tacciato con il termine ‘casalese’ utilizzato come sinonimo di camorra”, era scritto nel documento. Simbolico che accada nel processo per l’omicidio di Cecora, legato indissolubilmente a un altro fatto di sangue che ha segnato Casal di Principe: la morte di don Giuseppe Diana, che avrebbe pagato con la vita il rifiuto di celebrare proprio i funerali di Cecora. Don Peppe morì tre giorni dopo, il 19 marzo.
Natale: “Un simbolo, si riconosce disagio dei Casalesi” – “Per l’Italia i Casalesi sono i camorristi e non più i cittadini di Casal di Principe”. Parole di rammarico, quelle di Natale, che spiega a ilfattoquotidiano.it quanto importante sia questa sentenza, non tanto per il denaro che dovrebbe arrivare nelle casse del comune, quanto per il significato del verdetto. “Finalmente si riconosce il grande disagio dei casalesi, quelli veri, di noi cittadini onesti – dichiara – Questo clan si è appropriato persino del nome del nostro paese, trasformandolo in sinonimo di criminalità”. La battaglia legale del Comune, assistito dall’avvocato Gianni Zara, è stata sostenuta anche dalla Federazione antiracket italiana. “Si tratta di un caso unico – spiega il legale – anche se già altri enti si erano costituiti parte civile in processi contro i clan della camorra”. È accaduto a Napoli, Ercolano e Pozzuoli per esempio. “In quel caso, però – dice Zara – gli imputati rispondevano del reato del 416 bis. Questa è la prima volta nell’ambito di un processo per omicidio, anche se si tratta di un delitto di camorra. E poi si tratta di Casal di Principe e il Comune qui non si era mai costituito parte civile prima”.
Il processo ai Casalesi e alle faide di Gomorra – Il processo nell’ambito del quale è stato ottenuto il risarcimento nasce dall’inchiesta sull’omicidio di Giliberto Cecora, affiliato al clan dei Casalesi. Nel rito abbreviato sono stati condannati a 30 anni Salvatore Cantiello e Giuseppe Dell’Aversana, a 9 anni e 4 mesi Domenico Bidognetti, Luigi Diana e Francesco Cirillo. È in corso, invece, il processo con rito ordinario per Walter Schiavone, fratello di Francesco ‘Sandokan’, anche lui accusato di omicidio. Era il 16 marzo 1994, il periodo della faida tra il gruppo di Schiavone e Francesco Bidognetti e quello di Giuseppe Quadrano, Mario Santoro, Sebastiano Caterino e Nunzio De Falco. Tre giorni dopo fu ucciso don Giuseppe Diana, che si era rifiutato di celebrare i funerali di Cecora. Gli inquirenti hanno sempre collegato questi due episodi “anche se – spiega oggi il sindaco di Casal di Principe – il processo ha ampiamente dimostrato che il gruppo criminale che l’ha ucciso ha voluto compiere un delitto eccellente anche per bloccare l’avanzata degli avversari”. A uccidere materialmente il sacerdote fu Giuseppe Quadrano, nipote di Cecora. Si consegnò alla polizia e iniziò a collaborare con la giustizia indicando Nunzio De Falco come mandante dell’omicidio.
Il ricordo di don Peppe Diana – Ecco perché questo riconoscimento assume un significato più ampio. Lo sa bene il sindaco Natale, amico di don Peppe Diana e fondatore del Comitato che porta il nome del sacerdote ucciso dalla camorra. “Se fosse qui, di fronte a me – dice il primo cittadino – gli racconterei di quanto è stato difficile superare il dolore per la sua perdita, ma anche di quanto la sua morte sia stata l’inizio di un processo lungo di rinascita. Abbiamo spesso la sensazione di essere da soli, come dopo la sua scomparsa. Lui presto sarà beato e allora spesso gli chiedo ancora: mi raccomando, a noi pensaci tu”.