Esce Chagall di Cassandra Raffaele, sono un uomo felice. Questo mestiere, quello di critico musicale, spesso messo in discussione da chi legge, lì pronto a chiederti patente e libretto, a mettere in discussione ogni singola parola, a tentare di applicare la tua stessa cifra su di te, who watch the whatchmen, regala anche delle belle gioie. Non parlo tanto e solo dello star lì, a ascoltare musica, per lavoro. Perché che il lavoro rende liberi sta scritto sulla facciata di un campo di concentramento, non certo dentro di noi. Una delle gioie di cui parlavo è conoscere artisti e persone capaci di riconciliarti con un ambiente che, come ogni ambiente di lavoro, è più spesso spade e coltelli che fiori e coccole. L’altra è, in virtù di questo conoscere artisti e persone, accedere alla loro musica, al loro lavoro, un po’ prima che questo succeda agli altri.
Ho conosciuto Cassandra Raffaele, a distanza, circa un anno fa, quando mi è stato proposto di lanciare un suo video in questo spazio. Mi è molto piaciuta la sua musica e il suo modo leggero di dire cose profonde, pesanti. Mi è piaciuto il suo modo di approcciarsi agli altri, me nello specifico. In realtà l’avevo già conosciuta prima, ancora più a distanza, io sul divano, lei dentro la mia televisione. Aveva infatti partecipato a X-Factor, anni fa, e si era fatta decisamente notare. Ottima strumentista, con l’ukulele ben prima di Violetta Zironi e con la chitarra acustica. Ottima voce. Ovviamente non aveva vinto, e come mai avrebbe potuto in quel contesto? Poi, appunto, il video di Io non mi abbatto perché non sono un albero, tredici mesi fa. Da lì è partito una rapporto, come dovrebbe sempre essere tra critico musicale e artista, fatto di scambi epistolari (chat, mail, sms) o di telefonate, mai di persona.
In questi mesi tanti live, come è normale per chi si muove in quello che viene a ragione definito sottobosco, e soprattutto tanto lavoro di studio di registrazione dove ha preso forma quello che oggi è sotto gli occhi e le orecchie di tutti, il suo nuovo album: Chagall. Non fingerò di non essere di parte quando dico che è, a mio insindacabile parare, uno dei lavori più belli e importanti usciti nel cantautorato italiano in questo 2015 che volge al termine. Una scrittura matura, riconoscibile anche in cambi apparenti di abito, che sia l’elettronica sottile della titletrack o il rock’n roll sghembo, Dio quanto amo questa parola, del primo singolo Cane che abbai morde, con tutto quel che c’è nel mezzo. Un lavoro maturo, che in un mondo giusto verrebbe presentato in prima serata su Rai3, da Fazio, ma che nel mondo reale si deve far largo a spintoni nel panorama musicale, magari anche grazie al passaparola.
Sentitevi la straniante Valentina, canzone sensualissima e ammaliante che, a mio insindacabile parere, meriterebbe una certa targa dedicata a un certo cantautore come miglior brano del 2015; sentitevi il duetto sudista di La sirena e il marinaio, con Dario Brunori a indossare i panni del secondo (ho parlato bene di Brunori, sia messo agli atti). Sentitevi Meditazione, con l’ausilio di Elio, generosamente tornata a occuparsi di musica dopo la partentesi di X-Factor. Sentitevi il motivo classico di Chiedimi, canzone d’altri tempi. Sentitevi Chagall, la canzone, deliziosa, e l’album, davvero bello.
Cassandra Raffaele, che per inciso è una polistrumentista di grande classe, capace di spaziare dalle chitarre, elettrica e acustica, all’ukulele, passando per il piano, è una autrice da tenere d’occhio. Per dire, fossi un discografico, o meglio un editore, non ci penserei un secondo a prenderla per scrivere canzoni anche per altri. Non fosse anche una interprete strepitosa, con una voce capace di emozionare come di divertire, la chiuderei in una torre, costretta a passare il tempo a scrivere e scrivere, suonare e suonare. Ma Cassandra Raffaele è Cassandra Raffaele e per nostra fortuna non è chiusa in una torre, ma a piede libero. E il suo essere a piede libero in terra siciliana si sente, per un rimando continuo, ma modernissimo, alla tradizione musicale del nostro Paese. Ecco, qui è il segreto di tanta bellezza. Modernità, contemporaneità, ma al tempo stesso tradizione, classicismo, fare i conti col passato guardando al futuro, i piedi ben piantati nel presente. Poi metteteci la voce, le note e i testi. Insomma, Chagall merita. Cassandra Raffaele merita. Andatevela a vedere dal vivo, cercate i suoi album, le sue canzoni sul tubo. Non dite che non ve l’avevo detto, altrimenti, e smettetela di lamentarvi che la musica italiana è tutta uno schifo. La bellezza c’è, basta solo saperla vedere e ascoltare.