Il cimitero cattolico italiano di Tripoli “Hammangi” è stato nuovamente profanato e devastato. Lo ha confermato all’Adnkronos Giovanna Ortu, presidente dell’Associazione Italiani rimpatriati dalla Libia. Da Tripoli arrivano le immagini della devastazione, con detriti a terra e muri abbattuti. Era successo più volte: a gennaio del 2014 un raid di nostalgici di Gheddafi avevano fatto incursione nel cimitero dove riposano 8mila italiani danneggiando decine di tombe e uccidendo una guardia. Allora le bandiere verdi dell’ex regime avevano anche dato fuoco all’archivio e dato alle fiamme i due edifici dei guardiani. Oggi il nuovo assalto, in concomitanza con la notizia – subito smentita dal Ministero italiano della Difesa – di un preteso sconfinamento delle navi della Marina militare italiana che sarebbe avvenuto ieri in acque libiche. Il governo libico di Tobruk aveva “condannato con fermezza” la violazione delle proprie acque territoriali “dopo l’ingresso ieri di tre navi da guerra italiane nei pressi delle coste di Bengasi, a Daryana”, circa 55 chilometri a est della città. Ancora non è chiaro se i due fatti abbiano una correlazione, ma l’assalto potrebbe essere una rappresaglia.
“Purtroppo non è una notizia nuova, è un destino amaro e ripetuto”, ha commentato la presidente dell’Airl, ricordando le numerose volte che il cimitero dove riposano le salme degli italiani è stato vandalizzato. “Ed è una notizia tanto più dolorosa nel giorno Ognissanti, alla vigilia della ricorrenza della Commemorazione dei defunti”. L’Airl si è presa cura più volte del restauro del cimitero e si era anche interessata per una possibile traslazione di tutte le salme in Italia. “Oggi tuttavia vorrei pensare soprattutto alla pacificazione e ai vivi, piuttosto che al sacrificio di questi morti che non hanno trovato pace”, ha sottolineato Ortu auspicando che la Libia possa ritrovare la pace.