Società

2 novembre: non fate la stupidaggine di morire

Se qualcuno ha mai pensato che la morte risolva tutti i problemi, mi permetto di contraddirlo: macché, i problemi cominciano allora. Se siete cattolici, e vi va bene, vi ritrovate su una nuvoletta a bere caffé Lavazza per l’eternità; se invece vi va male, a seconda della teologia del momento, potreste capitare in luoghi che non hanno nulla da invidiare alla metro di Roma il venerdì sera, più pianto e stridore di denti. Non parliamo poi se aderite a religioni che ammettono la reincarnazione: potreste rinascere nella pelle di un anellide, un lichene, o un assicuratore. Ma è soprattutto pensando ai superstiti che dovreste pensarci non una bensì dodici volte, se mai vi punge vaghezza di concedervi il lusso di morire. Si parla tanto del costo della vita, ma avete un’idea del costo della morte?

A Genova e Trieste, città con un’età media tanto alta che il sottoscritto sembra sempre un adolescente, al primo serio raffreddore arrivano gli impresari funebri con i cataloghi, sgomitando. Alcuni si appostano direttamente sotto il letto del moribondo: stateci attenti, potrebbero staccarvi il tubo dell’ossigeno. Poi pensano a tutto loro, niente da dire, beninteso a spese vostre: organizzano le esequie, prenotano il camposanto, contattano il parroco… A proposito del parroco, preparatevi aneddoti edificanti sul defunto da inserire nella predica: altrimenti, le beghine e le suorine brasiliane, uniche partecipanti alla cerimonia, potrebbero ricavarne l’impressione che di mestiere facesse il trafficante di organi.

Già che siamo ai consigli, non cercate di risparmiare: è inutile, fate figure di palta e alla fine potreste ritrovarvi in qualche cimitero di periferia, sotto la pioggia, alle prese con un becchino tipo l’Aigor di Frankenstein Junior. Se poi pensate che a quel punto il peggio sia passato, toglietevelo dalla testa: avete solo imboccato l’inizio del tunnel della burocrazia, nient’affatto semplificato dall’informatizzazione. Provate a collegarvi al sito dell’Inps: comicerete chiedendo il Pin del defunto, magica cifra che permette di chiederne un’altra, e poi un’altra ancora, sinché non vi sarete dimenticati perché diavolo l’avete chiesta (i buddisti lo chiamano nirvana). Speriamo che Dio ci conservi il governo Renzi, così uno di questi giorni si potrà morire direttamente su Facebook. Ah, dimenticavo: buon due novembre.