Islanda, ministro Finanze: “Ai cittadini il 5% delle azioni della maggiore banca”
Un gesto simbolico per ricompensare la popolazione dei sacrifici fatti dal 2008 dopo lo scoppio della bolla finanziaria che ha portato al fallimento dei tre principali istituti di credito del Paese. Ventisei banchieri sono stati condannati per i crac
Distribuire tra i cittadini il
5% delle azioni della maggiore banca del Paese,
Íslandsbanki. E’ la proposta del ministro delle Finanze islandese
Bjarni Benediktsson, leader del Partito dell’Indipendenza, che intende ripartire tra i 330mila abitanti dell’isola titoli per un valore di circa 9,3 miliardi di corone, pari a 65 milioni di euro. Ogni islandese riceverebbe dunque una quota da poco più 210 euro: un gesto simbolico per “ricompensare” la popolazione dei
sacrifici fatti dopo lo
scoppio, nel 2008, della bolla finanziaria che ha portato al fallimento delle tre principali banche dell’isola. I cui debiti verso l’estero ammontavano a quasi il 1000% del Pil nazionale.
La mossa arriva dopo che, due settimane fa, la Corte suprema d’Islanda e la Corte distrettuale di Reykjavík hanno condannato cinque banchieri che avevano ruoli di vertice in due dei maggiori istituti del Paese a pene tra i due e i cinque anni per manipolazione del mercato, appropriazione indebita e violazione dei doveri fiduciari. Una sentenza che fa salire a ventisei i banchieri attualmente in carcere per aver contribuito a un crac drammatico.
Dietro la proposta di Benediktsson c’è l’ipotesi che lo Stato (che attualmente ha il 5% di Íslandsbanki) si accolli il restante 95%, controllato dalla holding ISB, che raccoglie i principali creditori della vecchia Glitnir. Una manovra poco popolare che il ministro delle Finanze vorrebbe far digerire con questo ‘azionariato di cittadinanza’.
Dopo aver rimborsato, all’inizio di ottobre e in anticipo di undici mesi sulla scadenza, le ultime rate del debito da 2,1 miliardi di dollari contratto a suo tempo con il Fondo monetario internazionale per uscire dalla crisi, Reykjavik punta sulla finanza creativa, ma stavolta pensando ai cittadini prima che ai profitti.