Lo ha visto aggirarsi sotto casa, dove è rimasta a vivere con i loro tre figli, e ha temuto che il marito tornasse per perseguitarla. Per questo ha chiamato i carabinieri, che quando sono arrivati pensavano di dover mettere le manette a uno stalker e invece si sono trovati davanti un bigamo. Sì, perché in realtà l’egiziano di 50 anni non era in via Giotto, periferia di Monza, per vessare la moglie, ma per andare a trovare la sua seconda famiglia (altra compagna con tre figli), che da qualche settimana aveva alloggiato in un box sotto casa. “Nessuna segregazione, erano liberi di uscire ed entrare quando volevano”, precisano i carabinieri. Nei confronti dell’uomo potrebbe comunque scattare il reato di poligamia. Nel frattempo è stato denunciato per violazione del divieto di avvicinarsi alla casa della prima moglie.
I carabinieri di Monza hanno scoperto l’insolita situazione intervenendo su quello che pensavano fosse un caso di stalking. Un anno fa la prima moglie dell’egiziano, una connazionale di 47 anni, lo aveva denunciato per maltrattamenti contro di lei e i loro tre figli, tre bambini tra i 10 e i 3 anni. All’uomo era stato imposto di andarsene da casa. Sabato quando la donna lo ha notato ha chiamato subito il 112. I carabinieri sono arrivati e alla vista della pattuglia l’uomo ha cercato di allontanarsi confuso e agitato. Quando è stato raggiunto non ha fatto nessuna resistenza, ha spiegato perché si trovava da quelle parti e ha accompagnato i carabinieri nel garage quasi sotto casa, un palazzone popolare in via Giotto, zona periferica della città brianzola.
In uno dei box, pieno di masserizie, per terra delle coperte usate come letti, c’erano una giovane donna egiziana di 33 anni e tre bambini di 9, 7 e 3 anni. Il cinquantenne ha spiegato che quella era la sua seconda famiglia, anche se non è ancora stato accertato da quando la donna e i tre figli si trovano in Italia. I quattro sono stati comunque accompagnati in ospedale. Nonostante le condizioni in cui sono vissuti, pare per qualche settimana, le loro condizioni fisiche sono state ritenute non preoccupanti e la famigliola è stata affidata ai servizi sociali.
Per ore l’uomo è stato ascoltato in caserma. Ha raccontato che la sua situazione economica era peggiorata negli ultimi mesi, da quando la piccola impresa di pulizie che pare gestisse con la prima moglie, era andata in crisi. Per questo aveva adibito il box ad abitazione per quella che era la sua seconda famiglia, della cui esistenza la prima moglie non sapeva assolutamente nulla. Un racconto che pare abbia trovato conferme anche dalla testimonianza della donna. Ora la magistratura ha avviato le pratiche burocratiche per accertare se l’uomo era sposato con entrambe le donne. In questo caso scatterebbe l’accusa di bigamia. La vicenda, raccontata dal Corriere della Sera, è stata ripresa anche da Il Giornale, che attacca: “L’Islam ci ha portato la bigamia”.
Cronaca
Monza, la prima famiglia in casa e la seconda nascosta nel box: indagato 50enne
La scoperta dei carabinieri che sono intervenuti per un presunto caso di stalking in un appartamento popolare alla periferia della città. Adesso contro l'egiziano potrebbe scattare il reato di poligamia
Lo ha visto aggirarsi sotto casa, dove è rimasta a vivere con i loro tre figli, e ha temuto che il marito tornasse per perseguitarla. Per questo ha chiamato i carabinieri, che quando sono arrivati pensavano di dover mettere le manette a uno stalker e invece si sono trovati davanti un bigamo. Sì, perché in realtà l’egiziano di 50 anni non era in via Giotto, periferia di Monza, per vessare la moglie, ma per andare a trovare la sua seconda famiglia (altra compagna con tre figli), che da qualche settimana aveva alloggiato in un box sotto casa. “Nessuna segregazione, erano liberi di uscire ed entrare quando volevano”, precisano i carabinieri. Nei confronti dell’uomo potrebbe comunque scattare il reato di poligamia. Nel frattempo è stato denunciato per violazione del divieto di avvicinarsi alla casa della prima moglie.
I carabinieri di Monza hanno scoperto l’insolita situazione intervenendo su quello che pensavano fosse un caso di stalking. Un anno fa la prima moglie dell’egiziano, una connazionale di 47 anni, lo aveva denunciato per maltrattamenti contro di lei e i loro tre figli, tre bambini tra i 10 e i 3 anni. All’uomo era stato imposto di andarsene da casa. Sabato quando la donna lo ha notato ha chiamato subito il 112. I carabinieri sono arrivati e alla vista della pattuglia l’uomo ha cercato di allontanarsi confuso e agitato. Quando è stato raggiunto non ha fatto nessuna resistenza, ha spiegato perché si trovava da quelle parti e ha accompagnato i carabinieri nel garage quasi sotto casa, un palazzone popolare in via Giotto, zona periferica della città brianzola.
In uno dei box, pieno di masserizie, per terra delle coperte usate come letti, c’erano una giovane donna egiziana di 33 anni e tre bambini di 9, 7 e 3 anni. Il cinquantenne ha spiegato che quella era la sua seconda famiglia, anche se non è ancora stato accertato da quando la donna e i tre figli si trovano in Italia. I quattro sono stati comunque accompagnati in ospedale. Nonostante le condizioni in cui sono vissuti, pare per qualche settimana, le loro condizioni fisiche sono state ritenute non preoccupanti e la famigliola è stata affidata ai servizi sociali.
Per ore l’uomo è stato ascoltato in caserma. Ha raccontato che la sua situazione economica era peggiorata negli ultimi mesi, da quando la piccola impresa di pulizie che pare gestisse con la prima moglie, era andata in crisi. Per questo aveva adibito il box ad abitazione per quella che era la sua seconda famiglia, della cui esistenza la prima moglie non sapeva assolutamente nulla. Un racconto che pare abbia trovato conferme anche dalla testimonianza della donna. Ora la magistratura ha avviato le pratiche burocratiche per accertare se l’uomo era sposato con entrambe le donne. In questo caso scatterebbe l’accusa di bigamia. La vicenda, raccontata dal Corriere della Sera, è stata ripresa anche da Il Giornale, che attacca: “L’Islam ci ha portato la bigamia”.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".