Per qualsiasi artista rendere omaggio a una figura come quella di Pier Paolo Pasolini non deve essere affatto facile, per almeno un paio di ragioni. La prima: è molto probabile che dinanzi all’eredità culturale e intellettuale lasciataci da PPP, la sensazione iniziale sia quella di trovarsi spaesati ai piedi di un’enorme montagna. Armarsi di tutto il coraggio del mondo potrebbe non bastare per mettersi in marcia e intraprendere la scalata. Ad un certo punto, in modo del tutto naturale e sincero, non si potrà far altro che prendere atto di quanto il Suo pensiero, il Suo vissuto e le Sue opere siano irraggiungibili. La seconda, di fatto, si lega in maniera diretta alla precedente: la produzione artistica dello scrittore, regista e poeta emiliano (seppur friulano d’adozione) è così vasta, profonda e stratificata che il rischio che ogni artista si trova a correre è quello di non riuscire a metterla a fuoco nella sua totalità. Ecco perché, molto spesso, paura e titubanza di non essere intellettualmente all’altezza di poter celebrare adeguatamente un artista tanto complesso quanto affascinante, finiscono per prevalere, scoraggiandone l’avvicinamento artistico.
Nel suo Pasolini – pubblicato in origine da Biblioteca dell’Immagine con il titolo Intervista a Pasolini (2002), oggetto di una prima ristampa per Coconino e di una seconda per Rizzoli Lizard (in libreria dallo scorso 22 ottobre) arricchita da immagini tratte dagli spettacoli live Pasolini, L’incontro – Toffolo intraprende un viaggio fantastico (nell’accezione poetica del termine) sulle tracce di un certo sig. Pasolini palesatosi, a distanza di ventisette anni dalla sua morte, sulle pagine del web con l’esplicita richiesta di voler essere intervistato.
Tutti noi, lettori e autore compreso, sappiamo che non può trattarsi del vero Pasolini, anche se egli ricordi “in modo impressionante Pier Paolo, soprattutto nella voce”. Ma nonostante questa lucida consapevolezza è la capacità del suo messaggio di plasmarsi nella realtà che viviamo, il carattere extra-temporale della sua opera, molto spesso rimasta incompresa o ancor peggio inascoltata, e la violenza della sua visione pessimistica sulle sorti della società italiana a inchiodarci sulle tavole disegnate dal fumettista friulano. Tavole sul cui sfondo scorrono i luoghi che hanno scalfito la vita dell’intellettuale italiano più scomodo dello scorso secolo. La ruralità di Versuta (località di Casarsa – Pordenone – dove i genitori di Pier Paolo si conobbero durante la Prima guerra mondiale), i portici della Bologna che il 5 marzo 1922 gli diede i natali, le decadenti borgate romane, l’esotismo per l’Africa di cui l’opera pasoliniana è colma di riferimenti, ed infine il lungomare di Ostia dove il contestatore vivente la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 venne “messo violentemente a tacere”.
Con la sensibilità artistica che lo contraddistingue e spinto dalla devota ammirazione nei confronti dello scrittore, Toffolo si mette quindi ad inseguire il pensiero di quest’ultimo riuscendone a riportarne in vita tutta l’assolutezza poetica. Quella poetica che è possibile recuperare dai suoi scritti, dalle sue idee, dal suono angelico della sua voce e dal suo sguardo malinconico. Quello sguardo a cui Toffolo magistralmente restituisce i contorni e in cui racchiude tutta la solitudine di un uomo rimasto incompreso troppo a lungo.