Vorrei lanciare un appello. A tutti noi. Perché abbiamo superato il limite. È vero: i nuovi mezzi di comunicazione ci permettono di essere liberi di esprimere opinioni, di scrivere il nostro giudizio su qualsiasi argomento attraverso internet e sui social network, di rendere pubblica qualsiasi nostra riflessione, giudizio o elucubrazione, ma molti di noi hanno perso di vista una cosa: perché dovremmo farlo? Perché dovremmo intasare, come moltissimi fanno, le bacheche con opinioni buttate di getto in rete su ogni argomento? Siamo proprio sicuri di essere diventati improvvisamente tutti esperti di alimentazione sana, vaccini, omicidi efferati di cronaca, migrazione, politica internazionale, medicina, astrologia, biotecnologia, zoologia, motociclismo e gattini?
Voglio lanciare un appello contro l’inquinamento del web. Trattenetevi. Contate fino a dieci e pensate: ho studiato abbastanza questo argomento per poter dare un giudizio? Se siete medici parlate di medicina, ma se siete laureati in letteratura medioevale siete proprio sicuri che la vostra opinione sull’ultimo i-Phone possa avere un qualche valore? Oppure chiedetevi: perché dovrei condividere la foto di questo gattino coccoloso occupando alcuni mega su un server a Dubai o ad Hamina in Finlandia?
“Il futuro sarà pieno di farisei senza pudore”, diceva Pasolini (anche su di lui, in questo tempo di anniversari, tutti hanno una opinione da condividere). Beh, su questo aveva pienamente ragione. Il pudore è un sentimento dimenticato, rottamato, obsoleto, vintage. Forse dovremmo ritrovare tutti (non mi sottraggo nemmeno io, che in passato ho commesso questo errore) un po’ di sano pudore.
Perché se il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein scriveva “su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”, basterebbe anche citare un motto popolare più semplice: “A stare zitti si fa sempre bella figura”.