L'authority chiede al legislatore di intervenire per garantire la concorrenza, la sicurezza stradale e l’incolumità dei passeggeri, definendo un 'terzo genere' di autisti oltre a quelli dei taxi e dei servizi di noleggio con conducente
Serve una legge che disciplini i servizi di trasporto offerti attraverso piattaforme digitali come Uber. A chiederla, dopo le proteste contro la app andate in scena in molte città italiane, è l’Antitrust. L’authority, in un provvedimento emanato come risposta a un quesito del ministero dell’Interno su richiesta del Consiglio di Stato, auspica che “il legislatore intervenga con la massima sollecitudine” per regolamentare queste nuove forme di trasporto “nel modo meno invasivo possibile”, in modo da consentire “un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore”.
“Lo sviluppo di queste nuove App e anche l’adozione di strumenti tecnologici simili da parte delle compagnie di radio-taxi stanno provocando in tutto il mondo complesse questioni d’interferenza con i servizi tradizionali”, nota l’Authority. “Da qui la sollecitazione a regolamentare il settore per garantire la concorrenza, la sicurezza stradale e l’incolumità dei passeggeri, definendo un ‘terzo genere’ di autisti oltre a quelli dei taxi e degli Ncc”.
Ma l’antitrust dà anche un giudizio sulle diverse tipologie di servizio offerte da Uber: UberBlack e UberVan, cioè rispettivamente il trasporto su berline fino a quattro posti e i mini-bus o monovolume da cinque posti in su, sono “legittimi, trattandosi di servizi di trasporto privato non di linea, come riconosciuto anche dal Consiglio di Stato”. Invece per quanto riguarda il discusso UberPop, cioè il servizio svolto da autisti non professionisti, l’Antitrust si richiama all’ordinanza del Tribunale di Milano che ne ha bloccato l’operatività in Italia perché “l’attività in questione non può essere svolta a discapito dell’interesse pubblico primario di tutelare la sicurezza delle persone trasportate”. Perciò l’Autorità invita il legislatore ad adottare “una regolamentazione minima di questo tipo di servizi”, con l’intento di “sottolineare con forza gli evidenti benefici concorrenziali e per i consumatori finali derivanti da una generale affermazione delle nuove piattaforme di comunicazione”.
Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, auspica che il Parlamento intervenga inserendo una norma ad hoc nel ddl concorrenza, ora in discussione al Senato. “Chiediamo al legislatore di accogliere tutte le proposte avanzate dall’Autorità: individuazione nelle regioni degli ambiti territoriali di riferimento per tutti i servizi di trasporto di passeggeri non di linea, possibilità di praticare sconti (fissazione di una tariffa massima) e cumulare licenze, eliminazione, per il servizio di noleggio con conducente, dell’assurdo obbligo di dover rientrare in rimessa dopo ogni singolo servizio e previsione, per servizi come Uber, di requisiti di idoneità del guidatore e del veicolo: assicurazione per responsabilità civile aggiuntiva, conducente con più di 21 anni e almeno 3 anni di guida, nessun provvedimento di sospensione della patente, riconduzione al regime del lavoro occasionale delle prestazioni dei conducenti non professionisti”.
Sulle barricate i tassisti: secondo Loreno Bittarelli, presidente dell’Unione Radiotaxi Italiani, l’Antitrust “sembra prendere posizione in favore di una modifica delle norme ritagliata sugli interessi della multinazionale Uber” e questo “pur dando atto dell’innovazione tecnologica introdotta dalle cooperative taxi, obiettivamente superiore e precedente”.