O almeno così potrebbe apparire a leggere questo pezzo de l’Economist. Mentre in Italia rimaniamo ipnotizzati dalle discussioni surreali sul sesso degli angeli del limite all’uso del contante, divisi tra adepti del culto contante=consumo, e fedeli alla causa del contante strumento d’evasione, il meccanismo del block chain (database) che garantisce il funzionamento dei bitcoin potrebbe rivoluzionare il modo in cui concepiamo le transazioni tra individui.
Oggi abbiamo bisogno* di un notaio per assicurarci che la persona che ci vende casa sia veramente e validamente proprietario dell’immobile, di una società emittente carte di pagamento per confermarci che chi ha comprato i beni o servizi che vendiamo sia in grado di saldare il conto, più in generale di una banca centrale che garantisca che i pezzi di carta che circolano come mezzi di pagamento abbiano un qualche valore.
Lasciando per un attimo da parte la questione del denaro e delle banche centrali, che necessita di riflessioni più approfondite e articolate, la tecnologia retrostante i bitcoin già oggi ci potrebbe permettere se non di eliminare del tutto una serie di costosi intermediari che garantiscono e certificano le transazioni, quanto meno di ridurne drasticamente il potere contrattuale e di conseguenza il costo per le parti nell’operazione.
Non è necessario comprendere i complicati meccanismi informatici che rendono possibile la creazione di registri pubblici e distribuiti, il punto di fondo è che è possibile rendere certo il trasferimento di proprietà di beni immobili, oggetti di pregio, ma anche e soprattutto di attività finanziarie, con garanzie pari o superiori a quelle offerte dai soggetti che oggi intermediano queste operazioni. Il tutto rendendo molto più difficile (in alcuni casi impossibile) mettere in pratica furti e frodi e di conseguenza migliorando la certezza dei diritti di proprietà e del loro trasferimento.
Questa piccola “rivoluzione silenziosa”, che con ogni probabilità contribuirà a rendere più sicure e meno costose le transazioni è l’ennesima manifestazione particolare di un fenomeno più generale che si appresta a cambiare radicalmente il nostro modo di vivere e di lavorare. La possibilità per un numero sempre più ampio di individui di accedere in ogni momento a capacità di elaborazione prima inimmaginabili, e di comunicare a costo quasi nullo ha creato le condizioni per modificare radicalmente business tradizionali come il trasporto delle persone (Uber, Mega Bus) talvolta consentendo agli accordi tra privati (bla bla car, Air Bnb) di competere e mettere in discussione i rapporti tradizionali tra imprese e consumatori.
Di fronte all’emergere di queste tendenze è possibile reagire nascondendo la testa sotto la sabbia e opponendo resistenze ideologiche di stampo luddista (si veda la sospensione di Uber Pop a Milano) oppure cercando di affrontarne le sfide (si veda l’esempio di Letzgo applicazione italiana attiva nel car pooling a Milano).
*non ne abbiamo veramente bisogno, ma si può dire così per semplicità di esposizione