“Evitare l’effetto Parma”. Tre parole rimettono in discussione la legge elettorale, quella che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha più volte definito immodificabile e che ora che è approvata definitivamente rischia di essere di nuovo ritoccata. Quelle tre parole sono riportate tal quali nella prima proposta del Pd che punta a modificare l’Italicum in modo da eliminare il rischio che accada a livello nazionale quello che è successo nella città emiliana e poi di nuovo a Livorno: il Pd che va al ballottaggio e poi viene sconfitto dai Cinque Stelle. A presentare il testo per modificare la legge elettorale il 28 ottobre scorso alla Camera dei deputati è stato l’onorevole Giuseppe Lauricella, ex minoranza dem e ora fedelissimo di Renzi. Docente universitario, insegna diritto costituzionale e diritto pubblico, è figlio di Salvatore Lauricella, ex presidente del Psi nella Prima Repubblica, oltre che più volte parlamentare e ministro dei governi Rumor, ma anche ideatore del primo esperimento di governo di centrosinistra in Italia.

Una gaffe involontaria, il riferimento di Lauricella al caso Parma? Niente affatto. La conventio ad excludendum inserita in una legge dello Stato viene anzi rivendicata dal suo autore per quello che è, con tanto di provocazione: “Ve ne siete accorti?”. Per i Cinque Stelle, per contro, quelle tre parole sono la prova definitiva di una deliberata volontà di riscrivere la legge per garantire la vittoria alla maggioranza, a danno dell’opposizione e della stessa democrazia. E in un attimo, parte la catena delle accuse. Sopratutto sul web, dove il testo viene riprodotto e condiviso come prova autoptica dello “scempio della democrazia”, come viene definito. Una proposta “senza alcun pudore” attacca Beppe Grillo. “Il M5S al governo – aggiunge – è un rischio inaccettabile per le poltrone e i privilegi dei partiti. Quindi Lauricella propone di abolire il ballottaggio e di dare premio di maggioranza soltanto nel caso in cui una lista superi il 40% dei consensi. E se nessuno oltrepassa questa soglia governo di coalizione. L’unico obbiettivo del Pd è impedire al M5S di andare al governo, e lo fa come i bari“. Grillo conclude sostenendo che “la legge elettorale va inserita nella Costituzione per sottrarla ai partiti bari e garantire democrazia e rappresentanza ai cittadini”.

Il senatore Vito Crimi posta la foto del ddl con evidenziate le tre parole sotto accusa: “Ecco, non hanno nemmeno la decenza di nasconderlo. Ecco che l”effetto Parma di cui hanno tanta paura”. Gli dà manforte Nicola Morra, sostenendo che “è solo il primo dei tanti interventi che mirano a modificare la legge elettorale, che tanto hanno voluto e rincorso al punto di approvarsela da soli, malgrado la nostra strenua opposizione”. Un altro ex capogruppo grillino di Palazzo Madama Gianluca Castaldi denuncia poi che “il Pd e l’amico Silvio vogliono eliminare il ballottaggio dall’Italicum”, dice, perché “in più Comuni abbiamo dimostrato di essere troppo pericolosi nei ballottaggi”.

Che sia così oppure no si vedrà. Fatto sta che nella relazione al ddl, composto di due articoli, il deputato Pd Lauricella afferma: “La presente proposta di legge prevede l’eliminazione del secondo turno di ballottaggio che trova riscontro soltanto nel nostro sistema ma a livello locale”. E ancora: “Mantenendo il secondo turno di ballottaggio il rischio sarebbe – in caso di alchimie politiche imprevedibili al secondo turno – un “effetto Parma” (per non citare gli altri casi più recenti) di dimensioni nazionali”. Dove Parma significa, per chi non lo avesse capito, la vittoria di Federico Pizzarotti che nel 2012 strappò al ballottaggio la città al Pd diventando la prima grande amministrazione guidata dai Cinque Stelle. E gli “altri casi”, per analogia, sono le varie Livorno, Bagheria, Ragusa, Pomezia, Quarto, Augusta.

La proposta Lauricella prevede di sopprimere il doppio turno e di assegnare un premio di maggioranza alla lista che raggiunge il 40% dei consensi. Se nessuno la raggiunge si applica il proporzionale puro sempre mantenendo la soglia di sbarramento al 3%. La proposta, di fatto, sposta il dibattito sull’Italicum. Finora si era concentrato sul premio di maggioranza da assegnare non alla lista ma alla coalizione. Un altra via per evitare il ballottaggio. Stavolta invece questa ipotesi andrebbe a decadere anche senza modificare il premio. Lauricella, che ieri sedeva tra i banchi della minoranza e ora milita tra i renziani (anche se lui nega), lancia così un formidabile assist al governo per superare l’impasse e trovare un accordo con Berlusconi che non chiede altro, visti i numeri di Forza Italia. Toccava dunque metterci la faccia e formalizzare, nero su bianco, timori e angosce che accompagnano il Pd nel suo percorso riformatore. Laddove si è accorto che la legge che ha scritto potrebbe ritorcerglisi contro.

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