Negli ultimi 9 anni dovevano essere impiegati quasi 100 milioni di tonnellate di asfalto in più, dice la Siteb. Una strada su due non è in condizione di sicurezza. "Assurdo che le province chiudano le strade perché non possono garantirne la percorribilità"
L’emergenza continua. La Siteb (Associazione Italiana Bitume Asfalto Strade) denuncia che una strada su due in Italia non è in condizioni di sicurezza per colpa della scarsa manutenzione. A pagare il conto sono gli automobilisti: il Belpaese ha un tasso di mortalità superiore a quello della media europea, 55 vittime per milione di abitanti contro 51.
I sempre minori investimenti delle pubbliche amministrazioni, Comuni e Province in particolare, hanno portato ad un dimezzamento del consumo di asfalto: dai 44 miliardi di tonnellate del 2006 agli stimati 21,8 di quest’anno. Malgrado lo Stato faccia sempre cassa con gli automobilisti – Iva, IPT, pedaggi, tassa di circolazione, multe e accise sui carburanti, parcheggi – e nonostante la sbandierata attenzione sulla sicurezza, le spese vengano tagliate. Con effetti sull’occupazione del comparto e sulla condizione delle strade, un patrimonio stimato dalla Siteb in 6.000 miliardi di euro; la sola copertura delle arterie ne vale 8/900. “Negli ultimi 9 anni non state messe in opera 96 milioni di tonnellate di asfalto”, accusa l’associazione.
La Siteb valuta che per “rimettere in sicurezza” il patrimonio stradale nazionale siano necessari tra i 40 ed i 50 miliardi di euro. Praticamente una manovra finanziaria, indispensabile per “non vedere ulteriormente deteriorare il valore del patrimonio stradale italiano”, cioè circa mezzo milione di chilometri (strade vicinali e non asfaltate escluse), di cui 7.000 di autostrade e 25.000 gestiti dall’Anas per le cosiddette “strade di grande comunicazione”, il cui valore complessivo (con gallerie, ponti e viadotti) è stimato in 1.000 miliardi di euro. Michele Turrini, presidente dell’associazione, parla di un “meccanismo perverso” indotto dai mancati investimenti di questi ultimi anni: “Il mancato investimento in opere stradali di questi ultimi anni ha generato un meccanismo perverso che fa lievitare i costi della manutenzione ordinaria, creando un nuovo tipo di ‘debito grigio‘ o ‘invisibile’”. Turrini va oltre: “Non è accettabile che le Province siano costrette a vietare la circolazione su alcune strade perché non possono garantirne la fruibilità in sicurezza ed è altrettanto incredibile che sulle tratte Anas vi siano carreggiate chiuse per buche e deformazioni del manto stradale con cartelli di pericolo e limitazione della velocità”.
La Siteb invita la pubblica amministrazione anche a muoversi in un’altra direzione, quello che agevola il recupero delle pavimentazioni stradali. In Italia, lamenta, il materiale prodotto dalla rimozione delle pavimentazioni stradali, cioè il fresato d’asfalto, viene considerato “rifiuto speciale”. Il risultato è che nel Belpaese il tasso di recupero è del 20%, un terzo della media europa che è del 60%: “Ogni anno il pieno recupero delle pavimentazioni stradali fresate produrrebbe un valore economico di almeno 500 milioni di euro, senza contare la riduzione di emissioni inquinanti equivalenti a quelle generate da 3 raffinerie di medie dimensioni e dal traffico prodotto da 330.000 autocarri sul territorio nazionale”, assicura la Siteb.