La notizia sta facendo il giro del web da qualche ora. Laura Pausini ha organizzato la conferenza stampa per il lancio del suo ultimo album, Simili, in uscita venerdì in quel di Miami, Florida, dove attualmente si trova per il programma La Banda, di cui è giudice. Lo ha fatto invitando otto giornalisti italiani, e fin qui niente di strano. Ne parla la stessa Laura sul suo Facebook. Ripetiamo, niente di strano. Non fosse che, prontamente, il sito tvzoom.it, poi ripreso da Dagospia, ha messo in circolo una seconda notizia, decisamente più interessante: la lista degli otto è ancora segreta, parzialmente, ma esiste una seconda lista di giornalisti tenuti debitamente fuori dalla porta, colpevoli di essere stati critici nei confronti della cantante di Solarolo.
Nel giro di poco i social hanno scoperto l’arcano: i due giornalisti in questione sarebbero Marinella Venegoni de La Stampa e Andrea Spinelli del QN. I social, ovviamente, hanno reso veloce la diffusione della notizia, e hanno dato adito a non poche ironie. Complice la non eccessiva prontezza dei riflessi di alcuni dei colleghi presenti a Miami, che si sono, come consueto, lasciati andare a selfie a bordo piscina. Sappiamo, quindi, che sono delle partita Luca Dondoni (La Stampa), Andrea Laffranchi (Corriere della Sera), e Paolo Giordano (Il Giornale), quelli che lo stesso Dondoni definisce, legittimamente, i pool guys su Twitter. E sappiamo che la Venegoni e Spinelli non sono stati invitati (nemmeno noi del Fatto Quotidiano, ma non ce ne facciamo un cruccio).
Pool Guys. @DelanoSoBe #MiamiBeach Ora. pic.twitter.com/BmcGOAGdIR
— Luca Dondoni (@lucadondoni) 2 Novembre 2015
A questa querelle, in realtà più simpatica che spinosa, ha dato un po’ di pepe la stessa Venegoni, che dal suo blog su La Stampa ci ha tenuto a sottolineare alcuni passaggi della questione.
La Venegoni ci tiene a far sapere di essere da tempo stata messa al bando dalla Pausini come dalla Nannini. Le considerazioni che più interessanti sono quelle che riguardano questa nuova consuetudine di attirare giornalisti dalla propria parte. Dice la Venegoni: “A me di Miami non importa granché perché ci vado fin troppo di mio. Noto solo che il Delano, su Collins e 22a (mi pare), dove sono ospitati i colleghi, costa una paccata di soldi. Io smentisco però che uno non possa sentirsi libero di scrivere se lo ospitano in un albergo così; ho molto viaggiato con gli artisti ma non mi sono mai sentita per questo obbligata”.
Come dire, si può partecipare a queste vacanze premio, ma non necessariamente esserne vittime. Verrebbe da invocare, a questo punto, l’usanza dei paesi del nord, che vuole i giornalisti costretti, nel caso siano invitati da artisti o aziende a prendere parte a viaggi stampa, a dichiarare durata e modalità dei medesimi viaggi all’interno degli articoli, come a far sapere ai lettori a che tipo di trattamento, si suppone di favore, siano stati sottoposti. Del resto, se a tutti sarà capitato di vedere una scena di un vecchio film in cui un giornalista correva alla cabina pronto a dettare alla redazione un pezzo di cronaca, lì al telefono a fare i conti a mente con le battute, e se è vero come è vero che con il passaggio al PC, l’arrivo di internet e ora addirittura del tablet, queste scene sono diventate davvero reperti storici, la figura del critico musicale che scrive a bordo piscina, un mojito appoggiato sul materassino, ancora non l’avevamo vista. La Venegoni, poi, ne approfitta per ricordare, non certo senza riservare alla Pausini qualche stoccata, come sia lei che Spinelli, mai in ginocchio, la abbiano seguita e consigliata a inizio carriera, “Quel che invece mi preme dire è che Laura Pausini, quand’era una ragazza che scalava la gloria, ha avuto la fortuna di trovare in me e in Andrea Spinelli due professionisti che l’hanno seguita ma non in ginocchio, anzi. E hanno anche tentato di insegnarle molte cose degne che le sono state utili nel suo lavoro, anche se non troppo nelle opere. Poi, le avrà dimenticate”. Chapeau. Prosegue poi, la Venegoni, dicendo come la presenza di così tanti signorsì nell’entourage dell’Ape Regina della nostra discografia la abbia probabilmente fatta uscire dal buon seminato. E sottolinea come sia utile circondarsi di consiglieri capaci di sottolineare le cose che non vanno, più che quelle che vanno.