Il super commissario Expo rivendica la sua vicinanza ai democratici ma mette le mani avanti: "Se il Pd ha un suo candidato vada pure". Sul punto, il peso delle primarie del 7 febbraio e la contrarietà della sinistra radicale e della compagine arancione
Renzi lo vuole fortissimamente. Lui, Giuseppe Sala, dice di non voler fare “il prezioso”. E infatti ha iniziato a scaldarsi per la corsa, in un crescendo di dichiarazioni con cui ha dato la sua disponibilità a candidarsi a sindaco di Milano. In ultimo, l’intervista al Corriere di oggi nella quale dichiara apertamente: “Il Pd è sempre stato il mio partito di riferimento, ma non ho mai avuto una tessera in tasca. E certo non voglio snaturarmi ora”. E quindi? Quindi si dice per ora “onorato” del corteggiamento ma il sì definitivo non c’è perché prima – scandisce Sala – “bisogna verificare che ci siano le condizioni. Non sono io a chiedere di fare il sindaco. Se il Pd ha un suo candidato vada avanti”. Tradotto, significa che il commissario unico di Expo vuole avere la garanzia che il centrosinistra non si spacchi sul suo nome. Ma l’appoggio della sinistra del partito, di Sel e del mondo arancione è tutt’altro che scontato. E non bastano le parole di Giuliano Pisapia, che in pubblico assicura: “Farò campagna elettorale per il candidato che uscirà vincente dalle primarie, chiunque esso sia”.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali dell’attuale sindaco, anche tra i suoi collaboratori più stretti non è difficile trovare gli scontenti. Ecco per esempio il parere di Paolo Limonta, responsabile a Palazzo Marino dell’ufficio Relazioni con la città e coordinatore dei comitati arancioni: “Non servono persone che non abbiano condiviso il percorso di questi cinque anni di amministrazione Pisapia e che adesso vengono presentati come salvatori della patria”. Sala è visto da molti come una figura troppo poco di sinistra. Del resto a lanciarlo, prima nel ruolo di direttore generale del comune, poi in quello di amministratore delegato di Expo, è stata Letizia Moratti. Il rischio con lui come candidato del centrosinistra è di avere l’effetto Liguria. Un antidoto sarebbe di far firmare ai rappresentanti della coalizione l’impegno ad appoggiare qualsiasi nome esca vincitore dalle primarie. Il segretario del Pd metropolitano Pietro Bussolati ci sta lavorando, ma da alcuni alleati si è sentito per il momento rispondere: “Vediamo prima chi si candida”.
Le condizioni auspicate da Sala, insomma, non ci sono ancora. Tanto che l’uomo Expo, intervistato da Giovanni Floris a Dimartedì, ha finito per indispettirsi: “Il ruolo del sindaco è un ruolo politico. Penso che prioritariamente debba essere assegnato a un politico. Se il Pd ha al suo interno un politico organico al partito che può vincere, siamo tutti contenti. Io non sto cercando una poltrona”. C’è un altro punto poi: le primarie. Bussolati e il segretario regionale Alessandro Alfieri, con i quali Sala si è incontrato nei giorni scorsi, confermano che si faranno il 7 febbraio.
Il commissario di Expo fa intendere da giorni che non è quello il problema. Ma quando Floris gli ha chiesto se sia disposto a farle, lui si è ben guardato dal rispondere con un chiaro e semplice “sì”, ma ha preferito ribattere: “Quali primarie? Chi vota? Con che modalità? Qui si parla di primarie, ma non di idee. Confrontiamoci prima sulle idee e poi parleremo delle primarie quando si chiarirà come vanno fatte”. Così da fare tornare attuale l’ultimo parere espresso al riguardo, venti giorni fa, da un esponente nazionale del Pd, ovvero il “vedremo” di Maria Elena Boschi.
In attesa che Sala chiarisca la sua posizione e dia rassicurazioni sulla compatibilità degli impegni da candidato, numero uno di Expo (fino a fine anno) e neo consigliere di Cassa depositi e prestiti, chi continua a non voler sentire parlare di primarie messe in dubbio sono i tre già in corsa. Oltre all’ex vice presidente della provincia Roberto Caputo, c’è Emanuele Fiano, deputato e membro della segreteria nazionale del Pd, che proprio in virtù del suo ruolo all’interno del partito potrebbe però essere convinto a ritirarsi qualora arrivi il sì di Sala. Una possibilità che invece non prende in considerazione l’attuale assessore Pierfrancesco Majorino, su cui puntano la sinistra dem e Sel: “Mi chiedono se sia vero che mi ritiri adesso che c’è Sala.
Ma dico, fraternamente, siamo impazziti? Vado avanti più
convinto di prima”. Poi ci sono quelli che potrebbero farsi avanti nelle prossime settimane, soprattutto nel caso di un rifiuto del commissario, come la vice sindaco Francesca Balzani, l’ex assessore Stefano Boeri e il consigliere regionale Umberto Ambrosoli.
Nell’incertezza del centrosinistra gongola l’esponente di Fdi Riccardo De Corato: “Se Sala sarà il candidato avversario,
tanto meglio, visto che spaccherà il centrosinistra”. Eppure a destra hanno ben poco da sorridere, perché anche qui, di nomi condivisi, non ce n’è ancora nessuno. Dopo il rifiuto del giornalista Paolo Del Debbio, da Arcore è stato proposto Paolo Scaroni, che però si è tirato indietro. Di più, l’ex capo di Eni ha fatto capire che potrebbe addirittura appoggiare Sala, lusingato più volte pure dall’Ncd e proposto provocatoriamente da parte di Forza Italia per il prossimo Ambrogino d’oro, il premio conferito dal comune di Milano alle personalità che più si sono distinte nel corso dell’anno. Gli unici che avranno un candidato certo a breve sono così i Cinque stelle. Otto sfidanti si sono già sottoposti a una serata in stile X Factor per rispondere alle domande degli iscritti al movimento. E domenica prossima il nome del vincitore uscirà dalle urne. Questa volta ‘fisiche’.
@gigi_gno