Maurizio Falcioni in primo grado era stato condannato a 20 anni. Dopo l'aggressione del febbraio 2014, Chiara Insidioso Monda vive ancora in uno stato vegetativo
L’urlo “Vergogna, vergogna” è partito subito dopo la lettura della sentenza di appello. E’ la rabbia di parenti e amici di Chiara Insidioso Monda dopo lo sconto di pena di quattro anni per Maurizio Falcioni, l’uomo accusato di averla massacrata di botte fino a mandarla in coma; l’operaio 35enne dovrà scontare quindi 16 anni di reclusione dopo che in primo grado era stato condannato a 20 anni con rito abbreviato, per tentato omicidio e per i maltrattamenti.
L’episodio risale al 4 febbraio 2014 mentre i due avevano un relazione. Secondo il pm Elena Neri, Falcioni la picchiò per gelosia in modo così violento fino a fratturarle una mandibola, un’orbita, spappolarle la milza e provocarle un ematoma al cervello. La ragazza, oggi 21enne, nei mesi successivi subì tre interventi e si risvegliò dal coma 11 mesi dopo nel dicembre del 2014 ma continua a vivere in uno stato vegetativo. “Chiedo scusa per quel che ho fatto… Chiedo perdono a Chiara”, ha detto Falcioni all’apertura dell’udienza di oggi.
La protesta in aula contro i giudici, presieduti da Michele Ruggiero Pezzulo, è continuata fino all’intervento delle forze dell’ordine. Tra i più disperati il padre della ragazza che ha avuto anche un malore ed è stato trasportato all’ospedale dove è tutt’ora in osservazione. Lo stesso padre quando la figlia era in coma aveva dichiarato di sperare che non si risvegliasse per le condizioni in cui si trovava.
“Siamo dispiaciuti per la riduzione della condanna a Falcioni. Noi purtroppo adesso possiamo fare molto poco. Certo, presenteremo istanza alla procura per sollecitare la presentazione del ricorso per Cassazione”, ha dichiarato l’avvocato Massimiliano Santaiti, uno dei legali della famiglia di Chiara. “Purtroppo – ha aggiunto Santaiti – la Corte d’appello non ha avuto il coraggio di dichiarare inammissibile l’appello proposto, in quanto avevamo segnalato che era una semplice enunciazione sterile di qualche motivo, senza andare a fondo della vicenda. Adesso aspettiamo comunque di conoscere le motivazioni della sentenza”.