“Questa di oggi è sicuramente una decisione coraggiosa che conferma la fiducia che ho sempre mantenuto nella giustizia e nei giudici, nonostante sia stato vittima dell’accanimento e dell’ostinazione di alcuni pm”. Lo ha detto a SkyTg24, dopo avere appreso della sua assoluzione nel processo sulla trattativa Stato-mafia, l’ex ministro Dc Calogero Mannino.
“Nei miei confronti c’è stato un accanimento da parte dei pm dell’accusa, non dell’intera Procura”, ha precisato il politico, accusato di minaccia a corpo politico dello Stato per aver cercato un canale con i boss temendo per la propria incolumità, nei primi anni Novanta. “La tesi accusatoria nei miei confronti è tutta fantasiosa”, ha affermato: “Spero sia stata data la parola fine a questo atto, è una decisione coraggiosa che conferma un mio convincimento e principio: si traduce nei termini di fiducia nella giustizia, che non vuol dire fiducia nei pm che rappresentano l’accusa, molte volte ostinatamente pregiudiziali nei miei confronti”.
Poi l’attacco diretto al magistrato dell’accusa Nino Di Matteo: “Il pm Di Matteo, nel processo per la strage di via d’Amelio ha fatto condannare persone innocenti per colpa della sua ostinazione. Forse con me voleva fare lo stesso”. Al processo che lo ha visto assolto, la pubblica accusa era rappresentata dai pm Nino Di Matteo, Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. L’ex ministro ha negato però di essere stato oggetto di un processo politico: “No, perché guardando Ingroia, che poi è fuggito, questi pm non hanno una dimensione politica. Hanno dimostrato di avere delle debolezze. Qualcuno di questi pm è assuefatto all’ostinazione accusatoria e lo ha dimostrato a Caltanissetta”, ha affermato ribadendo il riferimento a Di Matteo e a via D’Amelio. Il magistrato si è limitato a rispondere: “Non posso replicare alle parole di un imputato soprattutto di un processo di cui mi sto occupando io”.
Poi però il magistrato è entrato nel merito della vicenda Borsellino: “Sono fiero di aver contribuito ad accertare la responsabilità di più di venti soggetti definitivamente condannati per la strage di via d’Amelio. Sono ancora più fiero che da quel lavoro siano venuti spunti concreti per ritenere che quella strage non sia solo di mafia. Sono convinto che oggi – ha aggiunto – chi continua a ritenere necessario indagare in questa direzione viene esposto e chiamato a pagare prezzi spesso troppo alti”.
Non ci sono solo i magistrati nel mirino dell’ex big della Dc in Sicilia: “Ai pm non interessa avere portato in un’aula giudiziaria l’ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano, a loro interessa lo spettacolo che un guitto ha fatto in alcuni cinema in cui impartiva loro gli indirizzi relativi al processo”, ha affermato, ammettendo poi che il riferimento è al direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio.
“Ho vissuto questi tre anni di processo abbreviato con grande sofferenza e con grande disagio”, ha detto ancora Mannino. E alla domanda se ha mai temuto di essere ucciso dalla mafia dopo l’omicidio Lima, Manino replica: “No, prima dell’omicidio Lima. Io ho temuto di essere ucciso già nel ’91”. Mannino si è però detto “estraneo a ogni possibile trattativa”. Ma la trattativa c’è stata? “Fin dall’inizio ho sempre detto che ne dubito, ci sono stati dei Carabinieri che sono andati a fare il loro mestiere”.